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London calling – day 16

Se le Bahamas possono battere gli Usa in una staffetta 4×400 maschile (è la quinta medaglia d’oro nella storia isolana), questo è il segnale che tutti possono sognare di diventare campioni olimpici, in qualsiasi specialità. Quando Davide batte Golia, il gioco ne trae sempre dei benefici per il pubblico pagante, e questa vittoria sembra davvero la ciliegina sulla torta di un’Olimpiade dei cinque continenti. Se poi ci mettiamo che nella stessa gara ha corso Pistorius, comunque uno dei personaggi di questa edizione olimpica, e che nelle batterie uno dei quattrocentisti americani è arrivato al traguardo con un perone fratturato, quasi arriviamo alle stesse emozioni di una soap opera: solo che qui è tutto vero. Anche se proprio in casa americana il bozzo nel costume di un canottiere, ha fatto pensare all’uso del viagra come dopante. Chissà.

Chi oggi era arrapato, come ha scherzosamente detto un giocatore a fine partita, era la Nazionale italiana di pallanuoto, che arriva in finale dopo 20 anni da Barcellona 92, e se le vedrà contro l’amico Rudic. Niente da fare per il volley, troppo marziani i brasiliani e troppo discontinui noi: è paradossale, ma la nazionale brasiliana di volley ci mette più in difficoltà storicamente di quella di calcio.

Non so se sono degli sport in senso stretto, e sono comunque troppo nelle mani delle giurie, ma ginnastica ritmica e nuoto sincronizzato regalano prestazioni quasi indelebili, e che fanno gridare al miracolo sportivo. Non voglio nemmeno pensare quante ore si allenino, per essere così coese, ma penso fin troppe. Per non parlare di quello che succede nel nuoto sincronizzato, dove addirittura ci si esibisce spesso sott’acqua.

Medaglia di bronzo nel taekwondo, dove più della prova del nostro mi ha stupito la telecronaca Rai, che attribuiva punti quando non venivano dati, e poi si dimentica di un punto fondamentale dell’italiano nella finale terzo e quarto posto. Giornata di pugilato, poi, in cui portiamo due pugili in finale, dopo due giurie criticabili, vero buco nero dell’edizione 2012, come di altre. Nel pugilato, però, almeno il fatto che si sappia punteggio ripresa dopo ripresa consente ai pugili che si ritengano vessati di andare all’attacco, e chiudere lì la questione. Cosa accaduta con Cammarelle, più ancora che con Russo, che recupera 3 punti nell’ultima ripresa e vince contro pronostico, e a 30 secondi dalla fine trova già il tempo per esultare con il suo angolo. Russo è un ersonaggio, ha fatto un film e ha partecipato a La Talpa, monetizzando la sua medaglia di Pechino, bene o male che sia. Mangiacapre che si avvia a diventare uno come lui come personaggio esce, ma anche lui con una terza ripresa di quel tipo sarebbe passato. Ma il protagonista è il grande Mattioli, che ambisce a diventare il Galeazzi del terzo millennio e che insieme a Nino Benvenuti tifa spudoratamente per gli azzurri, e insulta le giurie: avercene.

Siamo a quota 21 medaglie, con altre 3 medaglie certe, decimi per ora nel medagliere. Posizione migliorabile, non di molto, ma che in fondo è la nostra nel panorama mondiale.

Mi piace l’iniziativa della Svezia, che chiede medaglia ex aequo per la sua atleta nel triatlon, arrivata sì sconfitta, ma solo al fotofinish: in fondo, accogliendo il ricorso non si toglierebbe niente a nessuno, si aggiungerebbe solo un oro invece di un argento aumentando la felicità di un’atleta, che si porterà dentro quel finale allo sprint tutta la vita.

Nel basket, finale Spagna-Usa. Gli Usa sono stati a contatto con l’Argentina per 25 minuti, poi in 5 minuti ha messo su 20 punti di vantaggio, grazie a 4 bombe consecutive in 2 minuti. Ma forse diceva così anche la 4×400 metri maschile prima di partire…

@aletozzi

London calling – day 12

La notizia ufficiale del giorno è che non ci si dopa, non bisogna umiliare lo sport; quella ufficiosa è che si può fare, ma l’importante è non farsi beccare, e se ti debbono beccare gli altri è meglio che ti elimino io prima ancora che gareggi.

Il Coni decide di far fuori Alex Schwazer, l’unica medaglia probabile dell’atletica, per far piazza pulita del doping; Alex, beccato a un controllo del 30 Giugno, ha già detto che è tutta colpa sua e che la sua carriera è finita.

Io non so quanti atleti in gara alle Olimpiadi si dopino, e non vengano colti in fragrante, per diversi motivi. Non credo siano affatto pochi, anzi. E credo che alcuni risultati siano frutto di un doping ancora peggiore, quello della “crescita”, che probabilmente scompare nel tempo, ma determina la potenza di un atleta (magari sto dicendo cose inesatte tecnicamente, ma la vedo così). So quello che ha passato Pantani, il più forte del mondo, da dopato o da normale, che ha pagato con la vita lo sforzo di rimanere al livello degli altri, che vedeva sfrecciar via quando magari erano 3 categorie sotto di lui.

Ma è lì che la Federazione deve colpire i cattivi maestri. Il nemico non può essere (solo) l’atleta sotto tiro, ma il Professore di turno che ti fornisce il medicinale adatto, e il contromedicinale per non essere beccato. Schwarzer pagherà, carissima, questa stupidata: via dalla Nazionale, via dai carabinieri, via dalle pubblicità. Speriamo gli rimanga almeno la fidanzata…certo che se dobbiamo pensare a qualcuno serio nel nostro Paese, chi lo è più di un carabiniere atleta altoatesino? Eppure le apparenze ingannano, come sa bene l’allenatore della palestra di Maddaloni, provincia di Caserta, che ha fornito 3 pugili olimpionici alla nazionale, perché lì a Maddaloni la boxe serve ad avere un’alternativa.

Oggi 3 belle medaglie. Emozionanti, sofferte, meritate. E talmente bravo che fa diventare tutto facile il toscano Campriani, che spara da ingegnere. Un peccato Fabbrizi nel double trap maschile, argento dopo lo spareggio; un bel successo il bronzo negli anelli di Morandi, visto che la ginnastica è sport quasi dimenticato, dove solo ogni 10/15 anni nasce un grande, e la concorrenza nel mondo (e nelle giurie) è tanta.

Ecco, le giurie. Tuffi, pugilato, ginnastica, ma anche altre discipline sia pure in maniera minore, sono nelle mani di arbitri figli del “divide et impera” che alla resa dei conti lirendi dopati esattamente come Schwarzer, con l’aggravante del dolo. Solo che il nostro atleta è il male del mondo e domani sarà in prima pagina su tutti i giornali del mondo; del giudice nessuno sa nemmeno chi è, e decide l’esito di gare e di medaglie né più né meno che l’Epo.

Non so se, da atleta, sia peggio perdere una medaglia per colpa di un parruccone o dell’epo dell’atleta avversario. So che la Cagnotto e Busnari, certamente, non dormiranno per molti giorni pensando che qualche simpatico e anonimo giudice del Wisconsin ha deciso, con mezzo punto in più o in meno, 4 anni della loro vita: l’atleta dopato, almeno, lo posso vedere in faccia a fine gara.

@aletozzi

London calling – day 11

Coltivo da sempre una passione smodata per i perdenti. E lo sport, più di ogni altra occasione, è il momento dove vittoria e sconfitta trovano una propria definitiva certificazione: non si può mai barare rispetto al riscontro del campo, fosse anche frutto del caso, di sfortuna o di una magagna arbitrale.

La sconfitta in una gara olimpiaca ha mille volti, e mille sfumature.

L’ottavo posto della esordiente e trentaseienne Straneo, mamma di due bambini, nella maratona femminile non suscita rimpianti, anzi solo grande felicità. Il sesto posto del ciclista Viviani ci può anche stare, ma considerando che il nostro era primo fino all’ultima prova si intuisce la rabbia per questa mancata medaglia. Chi l’ha presa con un sorriso, ma dentro deve avere un mondo in subbuglio, è il 34enne ginnasta Busnari, quarto al cavallo con maniglie, mai a medaglie alle Olimpiadi, con la giuria che ha probabilmente regalato un bronzo ad un inglese, ma vai a capire da profano chi è più bravo e chi meno. Piangono le azzurre del beach, ma hanno perso (male) contro due mostri sacri: forse dovranno ripensare alle loro parole spavalde di ieri che a loro non importava giocare con quelle o quelle altre, ma la sconfitta aiuta anche a questo. Male le ragazze della pallanuoto, non è più il gruppo di Formigoni, ed è anche cambiata la pallanuoto nel frattempo, è una sorta di rissa in acqua che mal si addice alle nostre. Ha le sembianze di una ginnasta americana, che alla fine di una gara al ciapanò al volteggio stava vincendo, e invece è atterrata di sedere, una scena quasi comica, e ha comunque vinto l’argento.

La sconfitta ha il viso di Pistorius, ultimo in batteria nei 400, felice di essere qui, e di scambiare il pettorale col vincitore della batteria. O quello della ginnasta americana che non salta nemmeno, ed esce di scena quasi in silenzio. O forse quello di Federer, che mai pensava di poter perdere da Murray in questo modo una finale. O anche quello del nostro Giordano, che finisce quinto nella pistola in rimonta, e ridendo dice che per lui quel piazzamento è come mettere una medaglia al collo.

Oggi, però, la sconfitta ha solo il viso dolce di Tania Cagnotto, che per 0.20 punti (su 360 e oltre) ha perso il bronzo, e l’ennesima medaglia olimpica della sua lunga carriera, che a questo punto non può finire qui. Il pianto sommesso, la voce arrotata ed incrinata, i toni sempre signorili dicono tanto di questa ragazza, cui probabilmente manca un po’ di cattiveria anche nella vita per mettere al collo una benedetta medaglia. Andrebbe fatta allenare non con il padre, altro signore che non parla mai male delle giurie che fanno e disfanno in questo e in altri bellissimi ma maledetti sport, ma con dei personaggi alla Stefano Cerioni, che partecipa alle gare del fioretto come se l’avesse in mano anche lui, magari da dare in testa ai suoi, ricordando i tempi in cui vinceva in pedana anche facendo il matto.

E’ una sconfitta dolce e amara. Un quarto posto durissimo da mandar giù che certamente non la ripaga di speranze e sacrifici, ma che nel ricordo della gente equivale a una medaglia d’oro, e forse anche più, perchè alla fine ci si affeziona di più ai perdenti, soprattutto se perdono da vincitori.

E Tania oggi, e nella vita, certamente lo è.

La faccia della vittoria oggi ha solo due volti: Usain Bolt nei 100 mt che sbaraglia il campo (ma che gli danno agli atleti in Giamaica, a parte le canne?) e Andrea Baldini nel fioretto a squadre, che ci da la settima medaglia di una Olimpiade da incorniciare.

Ma stasera non mi interessano i vincenti, peggio per loro. O anche per l’oro, chissà…

@aletozzi

London calling – day 7

Strane sensazioni oggi. Da un lato tifare per gli italiani, nel bene e nel male; dall’altro abbandonarsi agli sport più disparati, anche se nessun azzurro aveva chance di medaglia. Canoa, scherma, ciclismo, ginnastica…è come se un telecomando impazzito decidesse per te guardando la Rai. Fermo restando la follia che Rai Sport 1 non trasmetta nulla durante i Tg, sono contento di non avere Sky e i suoi 10 canali perché avrei fuso il telecomando in tre giorni. Ci sono sport olimpici, e nulla più, purtroppo per loro. Ci sono sport che non hanno nulla di olimpico, sono qui per sbaglio. Ci sono sport che non sai perché non hanno più fortuna, visto che gli italiani vanno fortissimo, altri che invece vanno bene anche se gli italiani quasi non esistono.

Il fotogramma del giorno è la mano del nuotatore Adrian che per un centesimo batte quella di Magnussen nei 100 stile libero. 1 cm, forse 2, per un oro; una mano che si protende meglio di un’altra. Caso, bravura, o forse il destino chissà. Comunque le due mani protese sono l’istantanea del giorno.

Quella di casa Italia è la vittoria di Molmenti, nel giorno del suo compleanno, chiamato da Napolitano al cellulare. Uno sport assurdo pagaiare in mezzo alle rapide dovendo passare delle porte, alcune delle quali al contrario; uno sforzo incredibile della durata di un minuto e mezzo, sballottati dalle onde, e quindi anche dal caso. La cosa che più si nota al traguardo è la complicità fra gli atleti, che è come se fossero dieci amici che vanno a fare una scampagnata insieme e applaudono chi dei dieci sia il più bravo: c’è sempre molto da imparare – come spirito, e non solo – dagli sport dilettantistici, che poi tanto dilettantistici non sono, visti gli sforzi per allenarsi e competere in giro per il mondo. Un venezuelano batte un italiano campione nel mondo nei quarti, e vince la medaglia d’oro nella spada. Nuovi paesi avanzano, quelli vecchi non mollano. E’ bello anche così. Si globalizza anche lo sport, pur dominato da Cina e Usa nella maggior parte delle discipline ormai. Si globalizza anche l’esultanza: ieri un cinese esultava come un napoletano dopo una vittoria nella scherma. Cittadini del mondo olimpico, in fondo. Negli sport di squadra, alla fine i conti tornano sempre, vanno avanti le più forti. Non è così nel calcio però: già fuori la Spagna, l’Uruguay, la Svizzera; dentro Giappone, Honduras, Egitto, Corea. E’ sport fuori contesto, ripeto. Lo è anche il basket Nba, in verità, ma è come se gli Ufo calassero con un’astronave sul palazzetto dello sport, oggi hanno battuto la Tunisia di 50 punti, immagino sbadigliando. E’ stato divertente anche vedere il primo set di volley femminile fra Italia e Gran Bretagna, giocato punto a punto, quando fra le due squadre ci sono tre categorie di differenza. E nel volley il tifo non può bastare a colmare un simile gap.

L’ultimo pensiero non è per la Pellegrini, ma per il beach volley: viste ieri sera 10.000 persone e oltre assistere a una partita Italia-Austria giocata fino a mezzanotte: fermo restando il massimo rispetto per il beach, davvero qualsiasi cosa diventi sport olimpico diventa oro.

@aletozzi

London calling – day 6

Nessuna medaglia oggi per l’Italia. La mia personale la metto sul collo di Andrea Baldini, fiorettista livornese. Escluso nel 2008 per l’uso di un diuretico dalle Olimpiadi di Pechino, è arrivato qui in sordina dietro gli altri due italiani, accreditati più di lui per la vittoria. Persa la semifinale col cinese, che poi vincerà, combatte per il terzo e quarto posto col coreano. E qui succede una cosa strana: sin da subito Baldini si lamenta visibilmente che il corpetto del coreano non funziona, e quindi non segnala la sua eventuale stoccata. I giudici inizialmente non gli danno credito, e solo sul 6/3 per il coreano si accorgono che qualcosa non va e cambiano il corpetto. Sul 14/14 Baldini perde per una stoccata perfino dubbia, che forse va a compensare la Corea della beffa di ieri, con l’atleta piangente per un’ora sulla pedana: ci sono tutti gli ingredienti per fare di Baldini il Dorando Pietri di questa edizione. Essendo poi livornese, non voglio pensare alle bestemmie che avrà tirato negli spogliatoi… Peccato anche per l’egiziano, che batte i migliori al mondo e poi perde in finale col cinese: vincendo sarebbe stato eroe del continente alla pari con Mandela, è il primo africano a vincere una medaglia nella scherma.

Nello skeet, disciplina dove spesso vinciamo, in finale il nostro atleta sbaglia due colpi di seguito, e perde una possibile medaglia, dopo una bella rimonta. La cosa più incredibile però avviene nel post-gara: l’atleta danese, allenato da un ex campione italiano, dedica il suo sorprendente secondo posto ai lavoratori dell’Ilva di Taranto ed ai loro problemi, perché il suo allenatore è tarantino, e d’inverno si vanno ad allenare proprio dentro ai capannoni dell’Ilva.

Accade di tutto nel nuoto. Phelps perde dopo 12 anni la sua gara con un sudafricano, che esulta mentre lui si toglie la cuffia e sgattaiola via, per presentarsi venti minuti dopo alla finale della 4×200 e vincere la sua diciannovesima medaglia, record assoluto dei giochi. Perde la Pellegrini, perde Magnini, ora la gente li guarderà perfino male, è questo il destino degli atleti, altare e polvere; anche letto giornali e tv nel loro caso, ma sarebbe ingeneroso sfotterli. Anche se la Pellegrini nuotando malissimo fa due quinti posti, un risultato non da buttare in assoluto, a pensarci.

Un ultimo pensiero per i Pescante. Il figlio, Riccardo, appare in tv commentando un improbabile partita di hockey su prato femminile fra Belgio e Cina per un lunghissimo quarto d’ora, evento del quale non si sentiva il bisogno, considerando che la Rai buca clamorosamente una serie di eventi ben più interessanti; il padre, Mario, vecchia gloria del CIO insieme all’immarcescibile Carraro, appare nella premiazione della gara dei 200 stile libero, quella della Pellegrini, che si era scelto per fare una personale passerella a costo zero: complimentoni.

Ps. Dopo 4 giornate, la Gran Bretagna non ha vinto ancora una medaglia d’oro. Già si da la colpa a Cameron di portare jella, e molte teste cadranno (erano previste un centinaio di medaglie) siamo a 4.

@aletozzi