Etichettato: laboratorio

Il tiro minchione

Se Shingo Tamai è famoso per il “tiro sottomarino” e Mariolino Corso per la “foglia morta”, Leo è famoso per il “tiro minchione”. Un tiro nato nei laboratori della University of California ma che affonda le proprie origini nelle “bombette” della valle dell’Itria.

Quando hai 13 anni e sei il più alto di tutti, molto più alto di tutti, non puoi nasconderti nei momenti del bisogno. Sei sempre in prima linea e devi dare il massimo per essere il più bravo. E Leo è così bravo da riuscire a superare tutti. Maestri, professori e avversari. Nelle aule di studio come sui campi da calcio. La maglia dei Red Boys già gli sta stretta, in tutti i sensi. I fazzoletti nascosti nell’interno manica, servono ad asciugare le lacrime degli avversari a fine partita e dei parenti in prossimità della partenza. L’ambizione di portare il suo tiro in giro per il mondo non può essere frenata.

Leo si ferma solo a San Diego quando gli danno in mano un pallone ovale e gli dicono che non può usare i piedi. Giusto il tempo di scoprire che se a un topo di laboratorio dai da mangiare una miscela di polvere pirica, pucce assortite e negramaro, questo comincerà a sviluppare una potenza incontrollabile agli arti inferiori. Tale potenza è definita incontrollabile in quanto tutto ciò che viene calciato non si sa mai dove andrà a finire. Negli esperimenti successivi si provò ad inserire anche la precisione, ma senza mai riuscirci a pieno. Tutto ciò non impedirà al “tiro minchione” di essere riconosciuto come gesto tecnico universale. La consacrazione è sancita dal successo del film “Shaolin Soccer” dove il tiro viene riproposto in molteplici versioni. Le imitazioni ormai si sprecano e Leo decide di rientrare in Italia per perfezionarlo ulteriormente.

I campi di calcetto delle periferie milanesi sono ottimi laboratori e Leo ha costanza da vendere. Almeno fino all’arrivo della scorsa primavera.
24.4 – “Ho un problemino al ginocchio, penso di recuperare, ma vi do conferma.”

Quello che sembra essere un campanello dall’allarme si tramuta presto nel suono di una sirena.
25.5 – “Prima diagnosi dell’ortopedico: parziale lesione del crociato anteriore. Ora vediamo se la risonanza conferma.”

Fortunatamente, infortuni e malanni passano alla stregua degli anni.
29.8 – “Nonostante un legamento in meno e un tutore rigido in più proverei a giocare la prossima settimana.”

Ecco come la stampa specializzata descrive le sue ultime performance.

– Al ritorno il tiro di Leo è un po’ spuntato. Solo questione di tempo?
– Leo, ancora a freno per l’infortunio, non riesce a far esplodere il suo tiro!
– Leo raddrizza il “tiro minchione” tornando al gol.
– Leo trova la sua collocazione per il “tiro minchione”. Dalla difesa c’è più spazio!
– Leo ripropone con insistenza il “tiro minchione” sfiancando il portiere avversario, costretto a raccogliere la palla a km di distanza.
– Lo studio di statistica della Storelli ha stabilito che Leo segna un “gol minchione” ogni cinque tentativi di “tiro minchione”.
– Sta affinando il conta tiriminchioni con una precisione disarmante.
– “Tiro minchione” provato per trenta volte senza neanche un centro.
– Il fascino di avere nella propria squadra l’autore del “tiro minchione” non ha eguali.
– Un ultimo accenno al buon Leo, l’unico della sua squadra a crederci fino alla fine, aumentando la potenza del tiro minchione fino ai limiti del sovrumano. Segna straordinariamente alla quarta sequenza, anziché alla quinta.

Ultima ora
– Leo, combattente instancabile, si è fermato al secondo “tiro minchione” (quindi no goals), a causa di un toc del suo legamento crociato che lo ha costretto in porta per 50 minuti (ruolo riscoperto).

@lg.fiore

London calling – day 12

La notizia ufficiale del giorno è che non ci si dopa, non bisogna umiliare lo sport; quella ufficiosa è che si può fare, ma l’importante è non farsi beccare, e se ti debbono beccare gli altri è meglio che ti elimino io prima ancora che gareggi.

Il Coni decide di far fuori Alex Schwazer, l’unica medaglia probabile dell’atletica, per far piazza pulita del doping; Alex, beccato a un controllo del 30 Giugno, ha già detto che è tutta colpa sua e che la sua carriera è finita.

Io non so quanti atleti in gara alle Olimpiadi si dopino, e non vengano colti in fragrante, per diversi motivi. Non credo siano affatto pochi, anzi. E credo che alcuni risultati siano frutto di un doping ancora peggiore, quello della “crescita”, che probabilmente scompare nel tempo, ma determina la potenza di un atleta (magari sto dicendo cose inesatte tecnicamente, ma la vedo così). So quello che ha passato Pantani, il più forte del mondo, da dopato o da normale, che ha pagato con la vita lo sforzo di rimanere al livello degli altri, che vedeva sfrecciar via quando magari erano 3 categorie sotto di lui.

Ma è lì che la Federazione deve colpire i cattivi maestri. Il nemico non può essere (solo) l’atleta sotto tiro, ma il Professore di turno che ti fornisce il medicinale adatto, e il contromedicinale per non essere beccato. Schwarzer pagherà, carissima, questa stupidata: via dalla Nazionale, via dai carabinieri, via dalle pubblicità. Speriamo gli rimanga almeno la fidanzata…certo che se dobbiamo pensare a qualcuno serio nel nostro Paese, chi lo è più di un carabiniere atleta altoatesino? Eppure le apparenze ingannano, come sa bene l’allenatore della palestra di Maddaloni, provincia di Caserta, che ha fornito 3 pugili olimpionici alla nazionale, perché lì a Maddaloni la boxe serve ad avere un’alternativa.

Oggi 3 belle medaglie. Emozionanti, sofferte, meritate. E talmente bravo che fa diventare tutto facile il toscano Campriani, che spara da ingegnere. Un peccato Fabbrizi nel double trap maschile, argento dopo lo spareggio; un bel successo il bronzo negli anelli di Morandi, visto che la ginnastica è sport quasi dimenticato, dove solo ogni 10/15 anni nasce un grande, e la concorrenza nel mondo (e nelle giurie) è tanta.

Ecco, le giurie. Tuffi, pugilato, ginnastica, ma anche altre discipline sia pure in maniera minore, sono nelle mani di arbitri figli del “divide et impera” che alla resa dei conti lirendi dopati esattamente come Schwarzer, con l’aggravante del dolo. Solo che il nostro atleta è il male del mondo e domani sarà in prima pagina su tutti i giornali del mondo; del giudice nessuno sa nemmeno chi è, e decide l’esito di gare e di medaglie né più né meno che l’Epo.

Non so se, da atleta, sia peggio perdere una medaglia per colpa di un parruccone o dell’epo dell’atleta avversario. So che la Cagnotto e Busnari, certamente, non dormiranno per molti giorni pensando che qualche simpatico e anonimo giudice del Wisconsin ha deciso, con mezzo punto in più o in meno, 4 anni della loro vita: l’atleta dopato, almeno, lo posso vedere in faccia a fine gara.

@aletozzi