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London calling – day 18

L’avevo pensato stamattina, mentre il telecronista della maratona maschile diceva che l’Italia aveva vinto 199 medaglie d’oro nel corso dei vari giochi olimpici, che non sarebbe stato un bel pomeriggio per raggiungere quota 200. Eppure avevano 3 finali, e un protagonista a sorpresa uscito dal cilindro: non sono bastati.

Oggi la giornata è tutta italiana, nei commenti, salvo poche eccezioni.

Va a un ugandese la maratona maschile, per la prima volta, ed è brutto che non lo si faccia entrare nello stadio a festeggiare.

Partita meravigliosa la finale di pallavolo maschile. Avevo visto qualcosa nei giorni scorsi, e davo il Brasile favoritissimo. Primi due set senza storia per i verdeoro, poi il ct russo – un panzettone ingrugnato- ha la trovata della vita: mette il suo centrale di 2,18 metri a fare lo schiacciatore. Mossa della disperazione, forse, ma che porta a un terzo set equilibratissimo, dove il centrale mette a segno punti su punti e carica la squadra, togliendo al Brasile certezze. Set poi finito ai vantaggi per i russi, che si aggiudicano più facilmente quarto e quinto set, con i brasiliani in rottura prolungata, pur disputando comunque un grande match. Particolare anche il match point, con la Russia che festeggia la vittoria per dieci secondi buoni, salvo poi accorgersi che l’arbitro ha dato una penalità per invasione del campo, ed essere costretti a ricompattarsi, rigiocarlo e vincerlo. Chapeau alla Russia, e al Brasile. E anche all’Italia, in fondo meritata terza, in un lotto non banale di partecipanti, che stamattina batte la Bulgaria chiaramente, dopo un’altra di quelle sue partite nelle quali capisci che questa squadra è matta. Ma ha cuore, almeno in questa edizione: è quello del centrale Igor Bovolenta, morto pochi mesi fa sul campo, che aveva vinto l’argento con Samuele Papi ad Atalanta; la sua maglietta campeggia sul podio, in una delle più toccanti immagini dell’Olimpiade azzurra, davvero.

Avevano perso nel 2004 con una buona squadra, nel 2008 avevano scelto il meglio del meglio per riprendersi lo scettro, e ce l’avevano fatta, alla fine di una partita incredibile con una indomabile Spagna. Oggi i mitici campioni Nba, sempre di fronte ad una Spagna indomabile, hanno visto crollare altre certezze, perché la partita l’hanno vinta, ma per 35 minuti sono stati in parità con una Spagna che mi è persa perfino meno ispirata che a Pechino. Penso che se oggi si giocasse una partita americani-resto del mondo, sarebbe una partita alla pari come forze in campo, ed è il segno che gli dei sono tornati sulla terra. Terra dove vincono, ma sempre sulla terra: onore alla Spagna, e al nostro Scariolo.

Passiamo agli altri italiani in gara, che hanno movimentato la giornata, e non poco. Le prime sono state le ragazze della ritmica, 3 volte campionesse mondiali. Qui, almeno per 3 manches, sempre dietro alle russe, e non ho modo per capire se siano state giurie compiacenti, o esercizi peggio riusciti: le russe, capitanate da una sergente di ferro, erano davanti. Ma le italiane erano a ruota, seconde, che poi era quello che le giurie ci avrebbero concesso di prendere. Ma alla seconda prova un attrezzo sfuggiva ad una ragazza, che pure finiva in bellezza (sport fra i più belli da vedere la ginnastica ritmica, perché pensi sia impossibile raggiungere simili risultati di armonia), e alla fine ci superava per mezzo decimo di punto – lo credereste?- anche la Bielorussia: medaglia sì, ed era comunque una piccola impresa, ma tanto amaro in bocca.

Amaro in bocca che si acuiva vedendo il nostro supermassimi Cammarelle, campione uscente, che per 2 rounds bastonava senza pietà il campione di casa, totalizzando 3 punti in più, perfino pochi. Nell’ultimo roud commetteva l’errore di accettare lo scontro, i cazzotti volavano sul ring, e alla fine la giuria dava un pari merito come punteggio, con vantaggio all’inglese per i colpi portati. Non è uno scandalo come ne ricordo altri, nel pugilato, ma è un match che in altre nazioni sarebbe finito 15/10 per il nostro, e che qui perdiamo. Con l’amaro in bocca per un oro scippato, ma soprattutto per un sistema che davvero non va, specie quando ci sono in gara pugili di casa.

Perduta una medaglia, avanti un’altra. Per 7/8 di gara l’azzurro di mountain bike Fontana, conduceva una gara di testa insieme ad altri due atleti. Nell’ultimo giro, a una decina di minuti dal traguardo, durante una discesa lo vediamo rallentare…aveva perso il sellino! Una cosa che avevo visto solo in una scenetta di Fantozzi, davvero. Ovvio che sia stato un miracolo andarsi a prendere il bronzo, in quelle condizioni, ma davvero le lacrime dell’azzurro al traguardo sono fra quelle più di rammarico in questa edizione, segno che la sfiga quando vuole colpisce dove capita.

Si finiva con la finale della pallanuoto. Non c’è stato match, dopo il primo quarto la Croazia ha preso il sopravvento e l’ha sempre tenuto. Campagna si lamenterà sorridendo dell’arbitraggio, ma noi spettatori che di pallanuoto capiamo poco abbiamo capito solo un predominio croato. Fa piacere vedere Rudic in acqua, 20 anni dopo Barcellona, un personaggio che molto ha dato al nostro movimento. Resta una gran bella medaglia, in una specialità che ci vede primeggiare da decenni, ma nella quale ogni tanto ci perdiamo, quasi inesplicabilmente.

Finisce così l’edizione 2012, ne parleremo altrove diffusamente di bilanci e personaggi, nel bene e nel male.

Da oggi niente più tv per un po’. Almeno fino all’inizio del campionato di calcio…

@aletozzi

London calling – day 16

Se le Bahamas possono battere gli Usa in una staffetta 4×400 maschile (è la quinta medaglia d’oro nella storia isolana), questo è il segnale che tutti possono sognare di diventare campioni olimpici, in qualsiasi specialità. Quando Davide batte Golia, il gioco ne trae sempre dei benefici per il pubblico pagante, e questa vittoria sembra davvero la ciliegina sulla torta di un’Olimpiade dei cinque continenti. Se poi ci mettiamo che nella stessa gara ha corso Pistorius, comunque uno dei personaggi di questa edizione olimpica, e che nelle batterie uno dei quattrocentisti americani è arrivato al traguardo con un perone fratturato, quasi arriviamo alle stesse emozioni di una soap opera: solo che qui è tutto vero. Anche se proprio in casa americana il bozzo nel costume di un canottiere, ha fatto pensare all’uso del viagra come dopante. Chissà.

Chi oggi era arrapato, come ha scherzosamente detto un giocatore a fine partita, era la Nazionale italiana di pallanuoto, che arriva in finale dopo 20 anni da Barcellona 92, e se le vedrà contro l’amico Rudic. Niente da fare per il volley, troppo marziani i brasiliani e troppo discontinui noi: è paradossale, ma la nazionale brasiliana di volley ci mette più in difficoltà storicamente di quella di calcio.

Non so se sono degli sport in senso stretto, e sono comunque troppo nelle mani delle giurie, ma ginnastica ritmica e nuoto sincronizzato regalano prestazioni quasi indelebili, e che fanno gridare al miracolo sportivo. Non voglio nemmeno pensare quante ore si allenino, per essere così coese, ma penso fin troppe. Per non parlare di quello che succede nel nuoto sincronizzato, dove addirittura ci si esibisce spesso sott’acqua.

Medaglia di bronzo nel taekwondo, dove più della prova del nostro mi ha stupito la telecronaca Rai, che attribuiva punti quando non venivano dati, e poi si dimentica di un punto fondamentale dell’italiano nella finale terzo e quarto posto. Giornata di pugilato, poi, in cui portiamo due pugili in finale, dopo due giurie criticabili, vero buco nero dell’edizione 2012, come di altre. Nel pugilato, però, almeno il fatto che si sappia punteggio ripresa dopo ripresa consente ai pugili che si ritengano vessati di andare all’attacco, e chiudere lì la questione. Cosa accaduta con Cammarelle, più ancora che con Russo, che recupera 3 punti nell’ultima ripresa e vince contro pronostico, e a 30 secondi dalla fine trova già il tempo per esultare con il suo angolo. Russo è un ersonaggio, ha fatto un film e ha partecipato a La Talpa, monetizzando la sua medaglia di Pechino, bene o male che sia. Mangiacapre che si avvia a diventare uno come lui come personaggio esce, ma anche lui con una terza ripresa di quel tipo sarebbe passato. Ma il protagonista è il grande Mattioli, che ambisce a diventare il Galeazzi del terzo millennio e che insieme a Nino Benvenuti tifa spudoratamente per gli azzurri, e insulta le giurie: avercene.

Siamo a quota 21 medaglie, con altre 3 medaglie certe, decimi per ora nel medagliere. Posizione migliorabile, non di molto, ma che in fondo è la nostra nel panorama mondiale.

Mi piace l’iniziativa della Svezia, che chiede medaglia ex aequo per la sua atleta nel triatlon, arrivata sì sconfitta, ma solo al fotofinish: in fondo, accogliendo il ricorso non si toglierebbe niente a nessuno, si aggiungerebbe solo un oro invece di un argento aumentando la felicità di un’atleta, che si porterà dentro quel finale allo sprint tutta la vita.

Nel basket, finale Spagna-Usa. Gli Usa sono stati a contatto con l’Argentina per 25 minuti, poi in 5 minuti ha messo su 20 punti di vantaggio, grazie a 4 bombe consecutive in 2 minuti. Ma forse diceva così anche la 4×400 metri maschile prima di partire…

@aletozzi