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London calling – day 22 (the end)

Gara dalla piattaforma maschile. Tre atleti nello spazio di mezzo punto dopo 5 tuffi, con quello di casa che arriva solo terzo, nonostante il tifo da stadio della piscina. L’americano che vince ed il giorno prima, al primo turno, si era classificato all’ultimo posto utile, diciottesimo. Un punteggio di qualificazione in semifinale altissimo. Insomma, la gara forse più bella di sempre.

Bolt e i velocisti. Impressionante Bolt, ma anche gli altri giamaicani. Due quasi record di Usain, che diventa il velocista più forte di sempre, e record nella 4×100 sbriciolato senza Powell. Finisce il dominio Usa, che in tre gare raccatta un argento e un bronzo. La Giamaica comanda nella disciplina più famosa dei giochi: questa la notizia.

Beach volley. Mi pare che questi giochi ne abbiano ratificato l’esplosione a livello planetario, impianti sempre pieni, grande equilibrio, e compagini di tutto il mondo a giocarsela contro americani e brasiliani. Personalmente continuo a non appassionarmi troppo ad un gioco dove il campo è troppo grande per due persone, sarebbe come giocare nel campo di calcio 5 contro 5, avrebbe poco senso.

Il fioretto italiano. Incredibili le donne, non tanto per la vittoria, ma per la superiorità rispetto alle altre, sembravano juniores. Il bronzo della Vezzali, poi, rimane nella storia delle medaglie di queste Olimpiadi, con 4 stoccate recuperate in 12 secondi. Bene gli uomini, anche se alcuni hanno deluso (Aspromonte, e in parte Cassarà): se però si vince con la riserva in pedana, vuol dire che sei davvero ad altri livelli. Peccato per Baldini nell’individuale, meritava sicuramente di più.

Pistorius. Ha fatto le sue Olimpiadi, questa la notizia. Ed è stato bello vederlo in azione, è un gran personaggio il sudafricano. Quello che mi fa pensare è quale sia il limite, a questo punto, per gareggiare fra i normali. Sperando non sia solo la possibilità o meno di vincere concretamente medaglie, per evitare ricorsi: Pistorius fa comodo, perché è una bella storia, ed era innocuo a livello di medaglie. Ma altri?

Muserskij. Chi cazz’è, vi chiederete? Uno dei centrali della nazionale di pallavolo russa, altezza 2,18 cm. Persi in finale i primi due set contro la nazionale brasiliana, l’allenatore lo ha messo schiacciatore, e lui ha sbaragliato il campo, schiacciando di tutto e di più. Per capirci, come se nella finale degli Europei sullo 0/2 a fine primo tempo, Prandelli avesse messo Barzagli centravanti, e quello avesse fatto 3 gol. Il tutto, giocando contro un immenso Brasile, che alla fine si è accartocciato su se stesso, nonostante la torcida, perdendo certezze per colpa di questo gigante immenso. Come la vittoria della Russia, che per una volta è stata la vittoria della fantasia.

Peralta. Terza scelta messicana della nazionale di calcio messicana, 28 anni suonati senza squilli in carriera, decide la finale olimpica con due gol contro i fenomeni brasiliani. E’ lui il Neymar olimpico.

Triathlon femminile. Gara bellissima, finita in volata al fotofinish dopo 2 ore di bici, nuoto e ciclismo. Se si fossero messe d’accordo, non ci sarebbero riuscite.

Yannick Agnel. Vince a sorpresa 200 stile e staffetta 4×100, conquistando anche un argento nella 4×200. 20 anni, insieme a Manadou vincitore dei 50 metri maschili, ha fatto della Francia una potenza nel nuoto. Di fatto, sostituendo noi e i tedeschi.

Phelps. Finiti gli aggettivi. Eterno l’unico rimasto. Le molte specialità nel nuoto cui ha partecipato in 3 edizioni gli danno la possibilità di rimanere imbattibile nei secoli dei secoli. Che in fondo sembra anche la sua maledizione.

Rossi&Campriani. Due facce pulite, due belle storie, due tiratori incredibili, e all’apparenza sempre sereni. Come l’americana Rhode, che 4 anni fa aveva perso l’oro a vantaggio dell’italiana Cainero, e per non sbagliarsi ha fatto 99/100, come la Rossi.

Murray&Williams. Altra storia folle quella dello scozzese che non ha mai vinto uno Slam in vita sua, e trionfa in casa a Wimbledon contro Federer. Deve essere stata l’aria olimpica. O Federer ci ha messo del suo? Serena ha demolito la Sharapova, e vinto il doppio con la sorella: cosa volere di più dalla vita?

Mellouli. Vince i 10 km di nuoto di fondo, dopo il bronzo nei 1500 mt nei 1500. Credo sia come partecipare a una corsa di ciclismo, e una di mountain bike, e arrivare sul podio in entrambe. Fenomeno (anche perché nel nuoto aveva un cinese imbattibile davanti).

Mo Farrah. Oro nei 5000 mt e 10.000 mt maschili. L’etiope naturalizzato inglese ha sbaragliato il campo, come non accadeva da anni, battendo i keniani e gli etiopi: ci voleva davvero solo un etiope per farlo…

Dream Team. Vince, ma non convince. Probabilmente perché nel mondo il livello si è alzato, rimane lontano a quel Dream Team di Barcellona 1992, anche se questo provava ad imitarlo con l’utilizzo di tutti i grandi campioni del momento. Poco da fare, quelli erano i più forti di sempre. E anche i più simpatici.

Rudic. 4 ori olimpici come allenatore di pallanuoto con 3 nazioni diverse. Monumentale.

Federica Pellegrini. Se ne è parlato troppo, e a sproposito: perché è famosa, carina, fa le foto da modella e cambia spesso fidanzati e allenatori. Rimane una grande campionessa in uno sport poco italiano, che si disputa ogni tanto: fosse stata un calciatore, ora sarebbe già in campo per la riscossa, e invece deve aspettare 4 anni. Così è molto più complicato, a meno che non sei la Idem.

Schwarzer. Il caso più eclatante di doping di questa edizione, anche perché l’unico escluso direttamente dalla Federazione del proprio Paese. Proprio oggi hanno tolto l’oro a una pesista bielorussa, 3 righe in cronaca; per Schwarzer una settimana di titoloni. E chissà quante altre medaglie verranno cancellate nei prossimo giorni, chi può saperlo. Mi viene da pensare ci sia qualcosa dietro, non so cosa, anche se la conferenza stampa dell’atleta è forse la cosa più commovente dei giochi. Rimane un qualcosa di non detto che turba: da lui, dalla federazione, dai suoi tecnici. C’è del marcio in Alto Adige…

Sandro Campagna. Ct della Pallanuoto, ha vinto il Mondiale l’anno scorso. Perde la finale con la Croazia, e mentre è lì che festeggia sul palco a Casa Italia gli viene da piangere parlando dei suoi ragazzi: impagabile.

Fontana&Cammarelle. Gareggiano in contemporanea l’ultimo giorno. Uno perde per il sellino l’ultimo giro, l’altro per i giudici. Due medaglie d’oro in tutto e per tutto, anche se il colore all’apparenza è diverso.

Igor Bovolenta. Argento nel 1996 ad Atalanta, bronzo qui 16 anni dopo a Londra, come Samuele Papi. Sarebbe una bella storia se non fosse morto sul campo 4 mesi fa, giocando a pallavolo, il suo sport. La sua maglietta entra sul podio con gli azzurri e tanto basta.

Ye Shiwen. Cinese, vince a 16 anni due ori nei misti, nuotando l’ultima frazione più veloce di Phelps. Il problema? Che è una donna…

Carmelo Placì. Allenatore ombra della nazionale bulgara di volley, dopo aver fatto il secondo in Russia. Parla solo in italiano nei time-out e spesso ride con i giocatori: uno dei tanti grandi allenatori che esportiamo nel mondo, certamente uno dei più sconosciuti.

Maurizio Felugo. Capitano della nazionale italiana di pallanuoto. Si è fatto tatuare sul polpaccio una poesia di Alda Merini. Eccola “Io lo conosco: ha riempito le mie notti con frastuoni orrendi, ha accarezzato le mie viscere, imbiancato i miei capelli per lo stupore. Mi ha resa giovane e vecchia a seconda delle stagioni, mi ha fatta fiorire e morire un’infinità di volte. Ma io so che mi ama. E ti dirò, anche se tu non ci credi, che si preannuncia sempre con una grande frescura in tutte le membra, come se tu ricominciassi a vivere e vedessi il mondo per la prima volta. E questa è la fede, e questo è lui, che ti cerca per ogni dove, anche quando tu ti nascondi per non farti vedere”. C’è tanto da scoprire fuori dal mondo del calcio…

@aletozzi

London calling – day 21

Una prima disamina generale. Sono state belle Olimpiadi, anche come risultati tecnici. Atletica e nuoto hanno dominato la scena, come al solito, ma gli altri sport sono stati al passo. Unica eccezione: il calcio maschile, che io toglierei dal programma, delle Olimpiadi non frega niente a nessuno. O, in alternativa, consentire alle squadre maggiori di andarci, per dare ulteriore visibilità (del resto, visto che tennis, ciclismo e basket portano i migliori, gli unici sport dove manca il meglio del mondo sono proprio il calcio, e il pugilato, per motivi in fondo oscuri).

Buco nero anche qui, nell’Europa tradizionale con la bombetta, le giurie. Pugilato e ginnastica soprattutto, ma anche i tuffi. C’è da guardarsi in faccia, altrimenti la credibilità delle Olimpiadi verrà meno, per forza di cose.

Lo sport che esce meglio dai giochi mi pare la pallavolo, che trova grande visibilità quando normalmente ne ha molta meno, specie nel femminile. Grande equilibrio, ottimo livello medio, una finale maschile meravigliosa. E poi l’esplosione del beach volley, divenuto sport olimpico davvero a cinque cerchi, ormai.

L’Italia esce grosso modo con le medaglie di Pechino. Un bronzo in più, senza considerare quella tolta a Rebellin per doping 1 anno dopo. Guadagna una posizione nel ranking, diventando ottava, grazie all’Australia e al Giappone che hanno vinto pochi ori: se consideriamo il numero di medaglie complessive siamo noni, alla pari con la Corea del Sud, che grazie agli ori è arrivata addirittura quinta. 7 medaglie nella scherma e 5 nel tiro la dicono lunga sul grosso del nostro bottino, ma non sono mancate sorprese, come nel taekwondo, anche se non eravamo carneadi. Male l’atletica, ma non è una novità, né si vedono vie d’uscita, se non naturalizzare giamaicani o etiopi. Malissimo il nuoto, che è stato un buco nero assoluto, mentre c’erano grandi premesse, e promesse; anche se dobbiamo pensare che gli Usa la fanno davvero da padroni nel settore, e batterli è sempre un mezzo miracolo, da anni. Fa male non vedere il basket, che senza l’Italia in tv non è nemmeno esistito. Peccato per le ragazze del volley e della pallanuoto, una medaglia era alla portata. Come nei tuffi, ma li si aprono altri discorsi. Malissimo anche il canottaggio, con una sola coppia sul podio che era stata fatta fuori dalla Nazionale, ed il CT licenziato alla fine delle gare, il che la dice lunga. Male anche il ciclismo, dove abbiamo tradizione anche su pista, ormai lasciata al suo destino visto che l’unico pistard è un ciclista della strada.

Nel mondo cambia qualche gerarchia. Gli Usa risorpassano la Cina, che rimane in scia. Grande risultato del Regno Unito, che però non raggiunge il numero di medaglie prefissato, e rimane molto sotto la Cina. Dietro regge la Russia, con più medaglie della GB (e se contassimo quelle delle ex repubbliche sovietiche, scopriremmo che ne hanno molte di più degli stessi Usa). Stabile la Corea, male la Germania, sale la Francia, grazie al nuoto. Australia e Giappone ci seguono in classifica, ma con molte più medaglie. Non pervenuta l’India, male la Spagna, e soprattutto il Brasile, visto che le prossime Olimpiadi saranno Rio 2016: fanno male soprattutto le due sconfitte nelle finali del calcio e del volley, due medaglie d’oro sicure. Nuove nazioni avanzano: Giamaica, Nuova Zelanda, Kazakistan. Per non parlare delle medaglie incredibili: il giavellotto maschile al lanciatore di Trinidad e Tobago; la spada al venezuelano; i 100 rana alla lituana quindicenne; la maratona all’ugandese. Storie olimpiche.

Ora ci aspettano 4 anni per Rio. Tanti, ma anche pochi, per un lavoro da dover proseguire, o anche iniziare di nuovo in alcuni sport. L’Italia ha ormai quasi solo atleti di Stato: carabinieri, soldati, finanzieri. Paghiamo gente per vincere medaglie, o almeno per provarci. Non so come facciano gli altri paesi, ma da noi è così. Non penso che De Coubertin pensasse a questo quando ha inventato le Olimpiadi, ma ormai indietro non si torna.

A meno di non fare anche dei giochi olimpici per dilettanti veri.

Sarebbe davvero l’ultima frontiera dello sport. Certamente la più bella.

@aletozzi

London calling – day 20

Dopo 2 settimane, diamo i voti anche alle voci Rai. Nel complesso gioie e dolori. Più i dolori nella delle reti, e degli appuntamenti: su Raisport andavano le tappe del giro del 2008, mentre c’erano finali in corso. Ma che le paghiamo a fare?

I telecronisti

Jacopo Volpi: 6 e ½. Sembra Petkovic, si muove come nel salotto di casa sua, ma realmente gli interessa solo della pallavolo. Tutto sommato un buon inutile come padrone di casa.

Sandro Fioravanti: 7. La voce più bella del palinsesto televisivo. Infatti coordina e basta.

Carlo Paris: 6. Ormai lo relegano all’inutilità. Agli europei era nelle tende dei terremotati, qui fa da spalla a Caprarica, che vuol dire come fare da spalla a Totò. C’è aria di causa…

Franco Bragagna: 7. Buona competenza e simpatia nell’atletica, anche se lo sfondone su Licio Gelli ritrovato morto nel 1982 rimarrà negli annali.

Franco Lauro sv: del basket nel palinsesto non c’è traccia, lo relegano a qualche siparietto ad ora di pranzo, spesso senza nemmeno la voce. L’ultim’ora dell’ultimo giorno fa la telecronaca di Usa-Spagna, ma io l’avrei fatta fare ad un altro a quel punto.

Andrea Fusco: 5. Noioso come pochi, come voce, tono e concetti (è quello della ginnastica).

Riccardo Pescante: 4. Cura i ritagli, e i passaggi da uno sport all’altro. Lo aiuta il fatto di essere figlio del vicepresidente del Cio, sennò meriterebbe molto meno.

Alessandro Fabretti: 4. Si occupa del tennis. Sentirlo dopo Galeazzi/Panatta, e Clerici/Tommasi, fa venire voglia di cambiare sport.

Tommaso Mecarozzi: 5. Travolto anche lui dal disastro del nuoto, lo salva solo Sacchi.

Alessandro Antinelli: 6. E’ un’entusiasta, e si sente. Fa beach volley e volley maschile. Meglio nel beach, a parte i toni esagerati e il fatto che parli solo della famiglia dei Lupo con i quali ha giocato a Fregene. Nel volley è in minoranza rispetto a Lucchetta. Alla fine è un sei politico, qualcuno bisognerà pur promuovere.

Elisabetta Caporale: 4. Quella delle interviste dopo il nuoto e l’atletica. La media è fra l’8 per la voce bellissima, e lo 0 per la qualità delle domande.

Fabrizio Failla: 5. Pallanuoto. Pare un geometra del catasto, anche se si esalta come pochi alla resa dei conti. Gli cambierei sport, lo manderei alla maratona.

Marco Lollobrigida: 6. Si occupa dei tg. Inutile e basta.

Stefano Bizzotto: 7. Tuffi e competenza. Se portasse meno sfiga sarebbe quasi perfetto.

Claudio Icardi: 0. La voce più noiosa, per lo sport più noioso, l’equitazione. Non lo salva il pentathlon.

Simona Rolandi: 3. Povera figliola, chi ti ci ha mandato?

Federico Calcagno: 7. Scherma. Finchè vinciamo, il 7 se lo merita.

Mario Mattioli: 9. Tifa come un ultras, lo amo. Non azzecca un pronostico nemmeno a pagarlo, ma non è tutta colpa sua…

Francesco Pancani: 7. Voce del ciclismo. Tutto sommato, è la sua.

Lorenzo Roata: 2. Faceva il tiro con l’arco. Solo che non sa contare fino a 10 e diventa complicato anche il semplice sommare freccia dopo freccia. Tifa però come uno sconsiderato: a quel punto mandate un familiare degli atleti.

Davide Novelli: sv. Fa sport che portano medaglie: tiro e taekwon do. Quindi onore al merito. Il senza voto è perché davvero non capisce niente di niente.

Giulio Guazzini: boh. Fa la vela. Quando sento il commento, di solito io abbasso…

Gli esperti

Luca Sacchi (Nuoto): 8. Il migliore, sempre sul pezzo. Lo aiuta la facilità dello sport, ma Sacchi c’è.

Leonardo Raffaello: sv. Dopo Galeazzi nel canottaggio il diluvio.

Andrea Lucchetta: 7. Lo frega il fatto che esagera sempre, in campo e nelle cronache. Però è simpatico almeno.

Isabella Zunino Reggio: boh. Non ne capisco nulla, ma mi paiono soldi spesi male.

Igor Cassina: 4. A parte che ha portato iella, e che coadiuva una pippa, direi poco in palla.

Francesco Postiglione: 6. Failla non lo aiuta, lui è monocorde ma fa il suo.

Oscar Bertone: 7. Con Bizzotto la coppia migliore, nel complesso.

Stefano Pantano: 7. Mi aspetto sempre che da un momento all’altro parli di Lazio. Dignitoso e puntuale, anche se in uno sport così complesso potrebbe spiegare assai meglio quello che vede.

Davide Cassani: 6. Voce monocorde, sembra quasi lui il cronista e non l’esperto.

Nino Benvenuti: 4. Un vecchio piscione. Chiedere a Mazzinghi per una conferma.

Stefano Tilli: 5. E’ antipatico anche alla madre, sa il fatto suo, ma lo fa troppo notare.

@aletozzi

London calling – day 11

Coltivo da sempre una passione smodata per i perdenti. E lo sport, più di ogni altra occasione, è il momento dove vittoria e sconfitta trovano una propria definitiva certificazione: non si può mai barare rispetto al riscontro del campo, fosse anche frutto del caso, di sfortuna o di una magagna arbitrale.

La sconfitta in una gara olimpiaca ha mille volti, e mille sfumature.

L’ottavo posto della esordiente e trentaseienne Straneo, mamma di due bambini, nella maratona femminile non suscita rimpianti, anzi solo grande felicità. Il sesto posto del ciclista Viviani ci può anche stare, ma considerando che il nostro era primo fino all’ultima prova si intuisce la rabbia per questa mancata medaglia. Chi l’ha presa con un sorriso, ma dentro deve avere un mondo in subbuglio, è il 34enne ginnasta Busnari, quarto al cavallo con maniglie, mai a medaglie alle Olimpiadi, con la giuria che ha probabilmente regalato un bronzo ad un inglese, ma vai a capire da profano chi è più bravo e chi meno. Piangono le azzurre del beach, ma hanno perso (male) contro due mostri sacri: forse dovranno ripensare alle loro parole spavalde di ieri che a loro non importava giocare con quelle o quelle altre, ma la sconfitta aiuta anche a questo. Male le ragazze della pallanuoto, non è più il gruppo di Formigoni, ed è anche cambiata la pallanuoto nel frattempo, è una sorta di rissa in acqua che mal si addice alle nostre. Ha le sembianze di una ginnasta americana, che alla fine di una gara al ciapanò al volteggio stava vincendo, e invece è atterrata di sedere, una scena quasi comica, e ha comunque vinto l’argento.

La sconfitta ha il viso di Pistorius, ultimo in batteria nei 400, felice di essere qui, e di scambiare il pettorale col vincitore della batteria. O quello della ginnasta americana che non salta nemmeno, ed esce di scena quasi in silenzio. O forse quello di Federer, che mai pensava di poter perdere da Murray in questo modo una finale. O anche quello del nostro Giordano, che finisce quinto nella pistola in rimonta, e ridendo dice che per lui quel piazzamento è come mettere una medaglia al collo.

Oggi, però, la sconfitta ha solo il viso dolce di Tania Cagnotto, che per 0.20 punti (su 360 e oltre) ha perso il bronzo, e l’ennesima medaglia olimpica della sua lunga carriera, che a questo punto non può finire qui. Il pianto sommesso, la voce arrotata ed incrinata, i toni sempre signorili dicono tanto di questa ragazza, cui probabilmente manca un po’ di cattiveria anche nella vita per mettere al collo una benedetta medaglia. Andrebbe fatta allenare non con il padre, altro signore che non parla mai male delle giurie che fanno e disfanno in questo e in altri bellissimi ma maledetti sport, ma con dei personaggi alla Stefano Cerioni, che partecipa alle gare del fioretto come se l’avesse in mano anche lui, magari da dare in testa ai suoi, ricordando i tempi in cui vinceva in pedana anche facendo il matto.

E’ una sconfitta dolce e amara. Un quarto posto durissimo da mandar giù che certamente non la ripaga di speranze e sacrifici, ma che nel ricordo della gente equivale a una medaglia d’oro, e forse anche più, perchè alla fine ci si affeziona di più ai perdenti, soprattutto se perdono da vincitori.

E Tania oggi, e nella vita, certamente lo è.

La faccia della vittoria oggi ha solo due volti: Usain Bolt nei 100 mt che sbaraglia il campo (ma che gli danno agli atleti in Giamaica, a parte le canne?) e Andrea Baldini nel fioretto a squadre, che ci da la settima medaglia di una Olimpiade da incorniciare.

Ma stasera non mi interessano i vincenti, peggio per loro. O anche per l’oro, chissà…

@aletozzi

London calling – day 9

Comincia l’atletica, la regina delle Olimpiadi. Non porterà grandi risultati per gli italiani, ma rimane la disciplina più seguita. Comincia con i 10.000 femminili, uno dei pochi sport al mondo dove senza sapere chi vi parteciperà già individui con certezza una delle due nazioni che vincerà: Etiopia o Kenia. Vince un’etiope, con 400 mt finali corsi come fosse riposata. Ricordo sempre un aneddoto che riguarda i corridori africani. Un nostro atleta andò ad allenarsi in Kenia, e tutte le mattine si trovava al fianco per km e km dei bambini che lo seguivano a distanza. Un giorno curioso chiese perché quei bambini così piccoli corressero per ore, e gli venne risposto che la scuola distava 20 km, e dunque andarci voleva dire fare 40 km al giorno…

Phelps strabilia il mondo vincendo ancora i 100 farfalla, e per la sua versatilità e la sua longevità credo che i suoi record di medaglie olimpiche rimarranno imbattuti per sempre. Una proposta: facciamolo figliare con 4/5 nuotatrici azzurre, e vediamo che ne esce fuori.

Bella l’esultanza convinta di Federer dopo aver vinto la semifinale, battendo 19/17 Del Potro al terzo: se uno dei più grandi tennisti di ogni tempo ci tiene a vincere le Olimpiadi, vuol dire che il messaggio olimpico arriva anche in sport che non ti aspetti.

Strabiliante la gara della carabina a terra, dove si vince o si perde per 1 tiro su 50 finito 1 cm sopra o sotto in un bersaglio di 15 cm posto a 50 metri. Di fronte a un pubblico straripante, l’Italia del beach batte i campioni olimpici americani; oltre all’importanza della vittoria per il torneo, il valore per questo gioco diventa assoluto: è il definitivo sdoganamento del beach volley italiano, che da oggi diventa, oltre che sport anche molto praticato, disciplina olimpica anche per il grande pubblico.

Ancora un giorno di medaglie per la scherma, anche se stavolta è solo un bronzo, nella sciabola a squadre maschile (leggo che solo di premi per le medaglie, il Coni con gli schermidori è già sotto di quasi un milione e mezzo di euro). Servirebbe un racconto lungo per evidenziare anche solo alcune delle cose più emozionanti accadute: la rimonta di Montano nei quarti, che risale da 40/44 e vince; l’ingresso del giovane Samele in finale che combatte come un veterano, e trascina col suo entusiasmo gli altri; il rosso a Occhiuzzi per un vaffa solo virtuale; il rosso alla panchina azzurra a 4 stoccate dalla fine; ma soprattutto, incredibile, il CT azzurro che fischia alla Trapattoni con due dita in bocca la decisione dell’arbitro, il quale invece di incavolarsi e cacciarlo rivede la moviola e cambia la decisione (chapeau). Tutto in un solo match. Ma sarebbe poi da raccontare la partecipazione dei 4 ragazzi in Rai, fatta di grandi battute e ammicchi (ci sono ben due napoletani e un livornese: uno spettacolo) come solo nei gruppi che veramente si divertono accade. Ecco, in questo divertimento spontaneo e verace –anche solo per un bronzo, in fondo- ho ritrovato la passione dello sport realmente dilettantistico, che poi è quello che traina il 99% di coloro i quali fanno sport, ed esultano in egual modo per la vittoria nel torneo rionale: è bello pensare che una parte di ognuno di noi, sportivi amatoriali (a volte anche solo ex), sia lì ai giochi, e dove ci sia qualcuno che sorride o piange sorrida e pianga insieme a loro.

Storie di vecchi piscioni forse. Ma in fondo ci piace essere così.

@aletozzi