Etichettato: 100 mt

London calling – day 11

Coltivo da sempre una passione smodata per i perdenti. E lo sport, più di ogni altra occasione, è il momento dove vittoria e sconfitta trovano una propria definitiva certificazione: non si può mai barare rispetto al riscontro del campo, fosse anche frutto del caso, di sfortuna o di una magagna arbitrale.

La sconfitta in una gara olimpiaca ha mille volti, e mille sfumature.

L’ottavo posto della esordiente e trentaseienne Straneo, mamma di due bambini, nella maratona femminile non suscita rimpianti, anzi solo grande felicità. Il sesto posto del ciclista Viviani ci può anche stare, ma considerando che il nostro era primo fino all’ultima prova si intuisce la rabbia per questa mancata medaglia. Chi l’ha presa con un sorriso, ma dentro deve avere un mondo in subbuglio, è il 34enne ginnasta Busnari, quarto al cavallo con maniglie, mai a medaglie alle Olimpiadi, con la giuria che ha probabilmente regalato un bronzo ad un inglese, ma vai a capire da profano chi è più bravo e chi meno. Piangono le azzurre del beach, ma hanno perso (male) contro due mostri sacri: forse dovranno ripensare alle loro parole spavalde di ieri che a loro non importava giocare con quelle o quelle altre, ma la sconfitta aiuta anche a questo. Male le ragazze della pallanuoto, non è più il gruppo di Formigoni, ed è anche cambiata la pallanuoto nel frattempo, è una sorta di rissa in acqua che mal si addice alle nostre. Ha le sembianze di una ginnasta americana, che alla fine di una gara al ciapanò al volteggio stava vincendo, e invece è atterrata di sedere, una scena quasi comica, e ha comunque vinto l’argento.

La sconfitta ha il viso di Pistorius, ultimo in batteria nei 400, felice di essere qui, e di scambiare il pettorale col vincitore della batteria. O quello della ginnasta americana che non salta nemmeno, ed esce di scena quasi in silenzio. O forse quello di Federer, che mai pensava di poter perdere da Murray in questo modo una finale. O anche quello del nostro Giordano, che finisce quinto nella pistola in rimonta, e ridendo dice che per lui quel piazzamento è come mettere una medaglia al collo.

Oggi, però, la sconfitta ha solo il viso dolce di Tania Cagnotto, che per 0.20 punti (su 360 e oltre) ha perso il bronzo, e l’ennesima medaglia olimpica della sua lunga carriera, che a questo punto non può finire qui. Il pianto sommesso, la voce arrotata ed incrinata, i toni sempre signorili dicono tanto di questa ragazza, cui probabilmente manca un po’ di cattiveria anche nella vita per mettere al collo una benedetta medaglia. Andrebbe fatta allenare non con il padre, altro signore che non parla mai male delle giurie che fanno e disfanno in questo e in altri bellissimi ma maledetti sport, ma con dei personaggi alla Stefano Cerioni, che partecipa alle gare del fioretto come se l’avesse in mano anche lui, magari da dare in testa ai suoi, ricordando i tempi in cui vinceva in pedana anche facendo il matto.

E’ una sconfitta dolce e amara. Un quarto posto durissimo da mandar giù che certamente non la ripaga di speranze e sacrifici, ma che nel ricordo della gente equivale a una medaglia d’oro, e forse anche più, perchè alla fine ci si affeziona di più ai perdenti, soprattutto se perdono da vincitori.

E Tania oggi, e nella vita, certamente lo è.

La faccia della vittoria oggi ha solo due volti: Usain Bolt nei 100 mt che sbaraglia il campo (ma che gli danno agli atleti in Giamaica, a parte le canne?) e Andrea Baldini nel fioretto a squadre, che ci da la settima medaglia di una Olimpiade da incorniciare.

Ma stasera non mi interessano i vincenti, peggio per loro. O anche per l’oro, chissà…

@aletozzi

London calling – day 9

Comincia l’atletica, la regina delle Olimpiadi. Non porterà grandi risultati per gli italiani, ma rimane la disciplina più seguita. Comincia con i 10.000 femminili, uno dei pochi sport al mondo dove senza sapere chi vi parteciperà già individui con certezza una delle due nazioni che vincerà: Etiopia o Kenia. Vince un’etiope, con 400 mt finali corsi come fosse riposata. Ricordo sempre un aneddoto che riguarda i corridori africani. Un nostro atleta andò ad allenarsi in Kenia, e tutte le mattine si trovava al fianco per km e km dei bambini che lo seguivano a distanza. Un giorno curioso chiese perché quei bambini così piccoli corressero per ore, e gli venne risposto che la scuola distava 20 km, e dunque andarci voleva dire fare 40 km al giorno…

Phelps strabilia il mondo vincendo ancora i 100 farfalla, e per la sua versatilità e la sua longevità credo che i suoi record di medaglie olimpiche rimarranno imbattuti per sempre. Una proposta: facciamolo figliare con 4/5 nuotatrici azzurre, e vediamo che ne esce fuori.

Bella l’esultanza convinta di Federer dopo aver vinto la semifinale, battendo 19/17 Del Potro al terzo: se uno dei più grandi tennisti di ogni tempo ci tiene a vincere le Olimpiadi, vuol dire che il messaggio olimpico arriva anche in sport che non ti aspetti.

Strabiliante la gara della carabina a terra, dove si vince o si perde per 1 tiro su 50 finito 1 cm sopra o sotto in un bersaglio di 15 cm posto a 50 metri. Di fronte a un pubblico straripante, l’Italia del beach batte i campioni olimpici americani; oltre all’importanza della vittoria per il torneo, il valore per questo gioco diventa assoluto: è il definitivo sdoganamento del beach volley italiano, che da oggi diventa, oltre che sport anche molto praticato, disciplina olimpica anche per il grande pubblico.

Ancora un giorno di medaglie per la scherma, anche se stavolta è solo un bronzo, nella sciabola a squadre maschile (leggo che solo di premi per le medaglie, il Coni con gli schermidori è già sotto di quasi un milione e mezzo di euro). Servirebbe un racconto lungo per evidenziare anche solo alcune delle cose più emozionanti accadute: la rimonta di Montano nei quarti, che risale da 40/44 e vince; l’ingresso del giovane Samele in finale che combatte come un veterano, e trascina col suo entusiasmo gli altri; il rosso a Occhiuzzi per un vaffa solo virtuale; il rosso alla panchina azzurra a 4 stoccate dalla fine; ma soprattutto, incredibile, il CT azzurro che fischia alla Trapattoni con due dita in bocca la decisione dell’arbitro, il quale invece di incavolarsi e cacciarlo rivede la moviola e cambia la decisione (chapeau). Tutto in un solo match. Ma sarebbe poi da raccontare la partecipazione dei 4 ragazzi in Rai, fatta di grandi battute e ammicchi (ci sono ben due napoletani e un livornese: uno spettacolo) come solo nei gruppi che veramente si divertono accade. Ecco, in questo divertimento spontaneo e verace –anche solo per un bronzo, in fondo- ho ritrovato la passione dello sport realmente dilettantistico, che poi è quello che traina il 99% di coloro i quali fanno sport, ed esultano in egual modo per la vittoria nel torneo rionale: è bello pensare che una parte di ognuno di noi, sportivi amatoriali (a volte anche solo ex), sia lì ai giochi, e dove ci sia qualcuno che sorride o piange sorrida e pianga insieme a loro.

Storie di vecchi piscioni forse. Ma in fondo ci piace essere così.

@aletozzi