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London calling – day 21

Una prima disamina generale. Sono state belle Olimpiadi, anche come risultati tecnici. Atletica e nuoto hanno dominato la scena, come al solito, ma gli altri sport sono stati al passo. Unica eccezione: il calcio maschile, che io toglierei dal programma, delle Olimpiadi non frega niente a nessuno. O, in alternativa, consentire alle squadre maggiori di andarci, per dare ulteriore visibilità (del resto, visto che tennis, ciclismo e basket portano i migliori, gli unici sport dove manca il meglio del mondo sono proprio il calcio, e il pugilato, per motivi in fondo oscuri).

Buco nero anche qui, nell’Europa tradizionale con la bombetta, le giurie. Pugilato e ginnastica soprattutto, ma anche i tuffi. C’è da guardarsi in faccia, altrimenti la credibilità delle Olimpiadi verrà meno, per forza di cose.

Lo sport che esce meglio dai giochi mi pare la pallavolo, che trova grande visibilità quando normalmente ne ha molta meno, specie nel femminile. Grande equilibrio, ottimo livello medio, una finale maschile meravigliosa. E poi l’esplosione del beach volley, divenuto sport olimpico davvero a cinque cerchi, ormai.

L’Italia esce grosso modo con le medaglie di Pechino. Un bronzo in più, senza considerare quella tolta a Rebellin per doping 1 anno dopo. Guadagna una posizione nel ranking, diventando ottava, grazie all’Australia e al Giappone che hanno vinto pochi ori: se consideriamo il numero di medaglie complessive siamo noni, alla pari con la Corea del Sud, che grazie agli ori è arrivata addirittura quinta. 7 medaglie nella scherma e 5 nel tiro la dicono lunga sul grosso del nostro bottino, ma non sono mancate sorprese, come nel taekwondo, anche se non eravamo carneadi. Male l’atletica, ma non è una novità, né si vedono vie d’uscita, se non naturalizzare giamaicani o etiopi. Malissimo il nuoto, che è stato un buco nero assoluto, mentre c’erano grandi premesse, e promesse; anche se dobbiamo pensare che gli Usa la fanno davvero da padroni nel settore, e batterli è sempre un mezzo miracolo, da anni. Fa male non vedere il basket, che senza l’Italia in tv non è nemmeno esistito. Peccato per le ragazze del volley e della pallanuoto, una medaglia era alla portata. Come nei tuffi, ma li si aprono altri discorsi. Malissimo anche il canottaggio, con una sola coppia sul podio che era stata fatta fuori dalla Nazionale, ed il CT licenziato alla fine delle gare, il che la dice lunga. Male anche il ciclismo, dove abbiamo tradizione anche su pista, ormai lasciata al suo destino visto che l’unico pistard è un ciclista della strada.

Nel mondo cambia qualche gerarchia. Gli Usa risorpassano la Cina, che rimane in scia. Grande risultato del Regno Unito, che però non raggiunge il numero di medaglie prefissato, e rimane molto sotto la Cina. Dietro regge la Russia, con più medaglie della GB (e se contassimo quelle delle ex repubbliche sovietiche, scopriremmo che ne hanno molte di più degli stessi Usa). Stabile la Corea, male la Germania, sale la Francia, grazie al nuoto. Australia e Giappone ci seguono in classifica, ma con molte più medaglie. Non pervenuta l’India, male la Spagna, e soprattutto il Brasile, visto che le prossime Olimpiadi saranno Rio 2016: fanno male soprattutto le due sconfitte nelle finali del calcio e del volley, due medaglie d’oro sicure. Nuove nazioni avanzano: Giamaica, Nuova Zelanda, Kazakistan. Per non parlare delle medaglie incredibili: il giavellotto maschile al lanciatore di Trinidad e Tobago; la spada al venezuelano; i 100 rana alla lituana quindicenne; la maratona all’ugandese. Storie olimpiche.

Ora ci aspettano 4 anni per Rio. Tanti, ma anche pochi, per un lavoro da dover proseguire, o anche iniziare di nuovo in alcuni sport. L’Italia ha ormai quasi solo atleti di Stato: carabinieri, soldati, finanzieri. Paghiamo gente per vincere medaglie, o almeno per provarci. Non so come facciano gli altri paesi, ma da noi è così. Non penso che De Coubertin pensasse a questo quando ha inventato le Olimpiadi, ma ormai indietro non si torna.

A meno di non fare anche dei giochi olimpici per dilettanti veri.

Sarebbe davvero l’ultima frontiera dello sport. Certamente la più bella.

@aletozzi

London calling – day 20

Dopo 2 settimane, diamo i voti anche alle voci Rai. Nel complesso gioie e dolori. Più i dolori nella delle reti, e degli appuntamenti: su Raisport andavano le tappe del giro del 2008, mentre c’erano finali in corso. Ma che le paghiamo a fare?

I telecronisti

Jacopo Volpi: 6 e ½. Sembra Petkovic, si muove come nel salotto di casa sua, ma realmente gli interessa solo della pallavolo. Tutto sommato un buon inutile come padrone di casa.

Sandro Fioravanti: 7. La voce più bella del palinsesto televisivo. Infatti coordina e basta.

Carlo Paris: 6. Ormai lo relegano all’inutilità. Agli europei era nelle tende dei terremotati, qui fa da spalla a Caprarica, che vuol dire come fare da spalla a Totò. C’è aria di causa…

Franco Bragagna: 7. Buona competenza e simpatia nell’atletica, anche se lo sfondone su Licio Gelli ritrovato morto nel 1982 rimarrà negli annali.

Franco Lauro sv: del basket nel palinsesto non c’è traccia, lo relegano a qualche siparietto ad ora di pranzo, spesso senza nemmeno la voce. L’ultim’ora dell’ultimo giorno fa la telecronaca di Usa-Spagna, ma io l’avrei fatta fare ad un altro a quel punto.

Andrea Fusco: 5. Noioso come pochi, come voce, tono e concetti (è quello della ginnastica).

Riccardo Pescante: 4. Cura i ritagli, e i passaggi da uno sport all’altro. Lo aiuta il fatto di essere figlio del vicepresidente del Cio, sennò meriterebbe molto meno.

Alessandro Fabretti: 4. Si occupa del tennis. Sentirlo dopo Galeazzi/Panatta, e Clerici/Tommasi, fa venire voglia di cambiare sport.

Tommaso Mecarozzi: 5. Travolto anche lui dal disastro del nuoto, lo salva solo Sacchi.

Alessandro Antinelli: 6. E’ un’entusiasta, e si sente. Fa beach volley e volley maschile. Meglio nel beach, a parte i toni esagerati e il fatto che parli solo della famiglia dei Lupo con i quali ha giocato a Fregene. Nel volley è in minoranza rispetto a Lucchetta. Alla fine è un sei politico, qualcuno bisognerà pur promuovere.

Elisabetta Caporale: 4. Quella delle interviste dopo il nuoto e l’atletica. La media è fra l’8 per la voce bellissima, e lo 0 per la qualità delle domande.

Fabrizio Failla: 5. Pallanuoto. Pare un geometra del catasto, anche se si esalta come pochi alla resa dei conti. Gli cambierei sport, lo manderei alla maratona.

Marco Lollobrigida: 6. Si occupa dei tg. Inutile e basta.

Stefano Bizzotto: 7. Tuffi e competenza. Se portasse meno sfiga sarebbe quasi perfetto.

Claudio Icardi: 0. La voce più noiosa, per lo sport più noioso, l’equitazione. Non lo salva il pentathlon.

Simona Rolandi: 3. Povera figliola, chi ti ci ha mandato?

Federico Calcagno: 7. Scherma. Finchè vinciamo, il 7 se lo merita.

Mario Mattioli: 9. Tifa come un ultras, lo amo. Non azzecca un pronostico nemmeno a pagarlo, ma non è tutta colpa sua…

Francesco Pancani: 7. Voce del ciclismo. Tutto sommato, è la sua.

Lorenzo Roata: 2. Faceva il tiro con l’arco. Solo che non sa contare fino a 10 e diventa complicato anche il semplice sommare freccia dopo freccia. Tifa però come uno sconsiderato: a quel punto mandate un familiare degli atleti.

Davide Novelli: sv. Fa sport che portano medaglie: tiro e taekwon do. Quindi onore al merito. Il senza voto è perché davvero non capisce niente di niente.

Giulio Guazzini: boh. Fa la vela. Quando sento il commento, di solito io abbasso…

Gli esperti

Luca Sacchi (Nuoto): 8. Il migliore, sempre sul pezzo. Lo aiuta la facilità dello sport, ma Sacchi c’è.

Leonardo Raffaello: sv. Dopo Galeazzi nel canottaggio il diluvio.

Andrea Lucchetta: 7. Lo frega il fatto che esagera sempre, in campo e nelle cronache. Però è simpatico almeno.

Isabella Zunino Reggio: boh. Non ne capisco nulla, ma mi paiono soldi spesi male.

Igor Cassina: 4. A parte che ha portato iella, e che coadiuva una pippa, direi poco in palla.

Francesco Postiglione: 6. Failla non lo aiuta, lui è monocorde ma fa il suo.

Oscar Bertone: 7. Con Bizzotto la coppia migliore, nel complesso.

Stefano Pantano: 7. Mi aspetto sempre che da un momento all’altro parli di Lazio. Dignitoso e puntuale, anche se in uno sport così complesso potrebbe spiegare assai meglio quello che vede.

Davide Cassani: 6. Voce monocorde, sembra quasi lui il cronista e non l’esperto.

Nino Benvenuti: 4. Un vecchio piscione. Chiedere a Mazzinghi per una conferma.

Stefano Tilli: 5. E’ antipatico anche alla madre, sa il fatto suo, ma lo fa troppo notare.

@aletozzi

London calling – day 13

Le Olimpiadi si disputano ogni 4 anni, come è noto (quelle invernali nemmeno le conto, mi interessa solo il curling poiché mi da la misura che si può essere olimpionici anche con poco, che è una grande speranza per tutti, in fondo. Quasi come il sogno diventare presidenti americani). Come i Mondiali di calcio, in fondo, scandiscono la nostra vita, che anche atleti non siamo, figuriamoci di chi deve parteciparvi. Oggi sentivo che qualche sconfitto già dava appuntamento a Rio 2016, quasi accorciando la vita reale nel tentativo di fare dell’appuntamento brasiliano un’ideale rivincita della sconfitta odierna. Qualcuno invece lascia, poi magari riprenderà, chissà. Qualcuno è indeciso, ed attende l’arrivo di nuove motivazioni per riprovarci; se pensiamo che la Vezzali, la donna più medagliata della storia olimpica italiana, ha già annunciato che a Rio ci vuole essere, mentre siamo in dubbio ci sia la Pellegrini che ha 14 anni di meno, comprendiamo come la testa di un atleta possa far molto, anche grazie magari a sport che lo consentono.

E’ bello che già si pensi al 2016. Aiuta ad esorcizzare il presente, proiettandoci nel futuro lontanissimo. Ma in fondo dietro l’angolo. Nel 2016 avrò 48 anni, e sarò alla mia tredicesima Olimpiade, ma sarà in pratica solo la decima realmente vissuta. Chissà come la vivrò, e se la vivrò. Per ora mi godo a tempo pieno queste, dopo almeno 2 Olimpiadi viste poco e niente, Atene e Pechino. A parte i problemi della Rai, e quelli dei diritti televisivi, trovo uno sport più globalizzato rispetto a come l’ho lasciato a Sidney. Tutti possono fare risultati in ogni campo, bastano impegno, talento e programmazione. Scorrendo l’elenco delle medaglie delle ultime Olimpiadi, comprendiamo anche la mappa del potere economico da un lato, e i programmi alle spalle di alcune nazioni dall’altro. La Cina è ormai la prima nazione nel medagliere, impensabile 20 anni fa. La Corea se la batterà per il terzo posto, idem. La Russia sta scomparendo via via, sostituita in parte da alcune sue ex repubbliche; l’Africa sale pian piano; nuovi paesi si affacciano alla ribalta, altri lentamente quasi scompaiono: alcune nazioni del blocco sovietico sono in piena crisi. E la stessa opulenta Germania, finita la Germania Est e il suo bacino di atleti, sta pagando dazio. Mentre va forte l’Inghilterra, che ha scommesso molto su un progetto a lunga scadenza per le Olimpiadi 2012, e ora sta ricevendo  frutti dell’investimento. Si difende bene la Francia, non decolla la Spagna, rimangono fra le più medagliate anche Australia e Giappone, delle vecchie potenze; rimane fuori dai giochi incredibilmente l’India, e in fondo anche gli sceicchi non è che investano in sportivi locali i loro soldi, preferiscono comprare squadre europee, forse guardano troppa tv…

L’Italia… l’Italia è quasi un miracolo, a pensarci. Buona parte della nostra squadra è di militari, l’ultimo rimasuglio delle partecipazioni statali. Non ci sono impianti, non ci sono investimenti (perché non ci sono soldi), non ci sono programmi: ci sono solo funzionari ben pagati, quello sì. Ci sono, però, tante isole felici, tanti talenti e tantissima passione: quella è tangibile, si tocca quasi con mano anche dalla televisione. Una passione che coinvolge anche gli sportivi ricchi, quelli che con lo sport ci campano e bene: l’Olimpiade aiuta a sentirsi parte di un tutto, cenare una sera con un polacco e quella dopo con un giamaicano toglie quella patina di puzza sotto al naso che alcuni sport tendono ad avere, se non altro per il conto in banca.

Non so quante medaglie vincerà l’Italia alla fine. Per ora siamo a 17, spero siano il doppio per superare le 27 di Pechino, ma sarà difficile. Certamente, dietro ogni medaglia c’è una storia, singola o di un gruppo; ci sono fatica, allenamenti, scelte, esclusioni eccellenti, scoperte. Come c’è una storia dietro ogni gara, e dietro ogni singola prestazione di ognuno dei nostri. Che qui, per 15 giorni, perdono la loro individualità – pur mantenendola in gara – e diventano atleti italiani, da tifare a prescindere da ogni tipo di campanile.

Perchè bisogna capire che, e chi l’ha fatto lo sa, lo sport è una fantastica cartina di tornasole dell’esistenza umana, ed una palestra di vita. Perchè facendo sport si insegnano ai ragazzi molte più cose di quelle che puoi insegnare controvoglia a scuola, per esempio. Ci pensi chi decide le sorti dello sport italiano, dove si trasmette in tv per il 95% soltanto calcio senza nemmeno che si sappia se un italiano ha vinto un mondiale in altri sport.

@aletozzi

London calling – day 1

Finalmente si inizia. Non ne potevamo più di leggere articoli su articoli sulle misure dei calzini dei calciatori del Senegal o su che dentifricio usa Roger Federer. Da stasera la grande macchina olimpica sarà ufficialmente operativa. E noi con lei. Noi che amiamo lo sport e le storie di sport a cinque cerchi, da stasera e per due settimane soffriremo, gioiremo, faremo nostre le lacrime di migliaia di atleti che in barba a tutto vorranno solo portare a casa una medaglia che vale quanto un pass per l’immortalità. Seguiremo gli eventi sportivi con un occhio particolare. Lasceremo le stelle e i record in secondo piano, puntando soprattutto l’attenzione su chi incarna lo spirito olimpico. Su chi vedrà finire la propria olimpiade in pochi secondi e con un sorriso sulle labbra tornerà a casa per raccontare la propria storia.

Quindi, quando vi stancherete di sapere cosa fa Usain Bolt 24h su 24h, cliccateci e scoprirete un’altra faccia dei “Cinque cerchi”.