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Woodstock pallonara

ZicoGentile

5 luglio 1982, Italia-Brasile 3-2. È stata la nostra Woodstock pallonara. Diverse generazioni si sono legate in un solo attimo, anzi in novanta minuti. Ricordo ancora la percentuale che la Gazzetta dello Sport ci attribuiva per il passaggio del girone a tre. Il 10%. Sfido chiunque, e vi sfido sul serio, a non ricordare dove eravate quel pomeriggio. Nando Martellini e tutti noi in coro a snocciolare come un rosario la formazione azzurra. Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani. Allenatore Bearzot.

Davide Enia ci ha scritto un monologo teatrale. Raccontando lo svolgersi degli eventi che cambiarono i destini sportivi di una nazione, minuto dopo minuto, dal soggiorno di un interno palermitano. A distanza di anni, conservo ancora il biglietto di quella serata. Era il maggio 2005. In seguito ne è nato anche un libro edito da Sellerio. Leggerlo è obbligatorio anche se di calcio non ve ne frega nulla. Superate le barriere dialettali, sarete conquistati dai personaggi e dall’atmosfera.

21 marzo 2013, Italia-Brasile 2-2. Come tutte quelle successive al 1982, non regge il confronto. Finale mondiale inclusa. Non mi aspettavo niente di meglio di una partita da “sagra paesana”. Serata per sponsor e media assatanati. Giocata da gente con la cresta, scarpini fluorescenti e l’Iphone pronto a twittare anche una scoreggia. Tutti hanno provato a montare l’evento. Tranquilli, non mi avete fregato. Io ho visto giocare Zico, Socrates e Falcao. Chi sono Dante, Hulk e Fred? Gentile li avrebbe marcati solo con lo sguardo. Tre minuti di sintesi su youtube basteranno.

Il calcetto del giovedì sera è irrinunciabile. Frankino, “l’uomo dal guanto solo”, è entrato in chiamata (in gergo colui che sceglie i compagni di squadra anziché essere scelto). Credo sia la prima e forse ultima volta. Più o meno come se Marco Pacione fosse chiamato a fare le squadre e dovesse scegliere tra Platini, Maradona, Rumenigge e Baresi.

@lg.fiore

London calling – day 22 (the end)

Gara dalla piattaforma maschile. Tre atleti nello spazio di mezzo punto dopo 5 tuffi, con quello di casa che arriva solo terzo, nonostante il tifo da stadio della piscina. L’americano che vince ed il giorno prima, al primo turno, si era classificato all’ultimo posto utile, diciottesimo. Un punteggio di qualificazione in semifinale altissimo. Insomma, la gara forse più bella di sempre.

Bolt e i velocisti. Impressionante Bolt, ma anche gli altri giamaicani. Due quasi record di Usain, che diventa il velocista più forte di sempre, e record nella 4×100 sbriciolato senza Powell. Finisce il dominio Usa, che in tre gare raccatta un argento e un bronzo. La Giamaica comanda nella disciplina più famosa dei giochi: questa la notizia.

Beach volley. Mi pare che questi giochi ne abbiano ratificato l’esplosione a livello planetario, impianti sempre pieni, grande equilibrio, e compagini di tutto il mondo a giocarsela contro americani e brasiliani. Personalmente continuo a non appassionarmi troppo ad un gioco dove il campo è troppo grande per due persone, sarebbe come giocare nel campo di calcio 5 contro 5, avrebbe poco senso.

Il fioretto italiano. Incredibili le donne, non tanto per la vittoria, ma per la superiorità rispetto alle altre, sembravano juniores. Il bronzo della Vezzali, poi, rimane nella storia delle medaglie di queste Olimpiadi, con 4 stoccate recuperate in 12 secondi. Bene gli uomini, anche se alcuni hanno deluso (Aspromonte, e in parte Cassarà): se però si vince con la riserva in pedana, vuol dire che sei davvero ad altri livelli. Peccato per Baldini nell’individuale, meritava sicuramente di più.

Pistorius. Ha fatto le sue Olimpiadi, questa la notizia. Ed è stato bello vederlo in azione, è un gran personaggio il sudafricano. Quello che mi fa pensare è quale sia il limite, a questo punto, per gareggiare fra i normali. Sperando non sia solo la possibilità o meno di vincere concretamente medaglie, per evitare ricorsi: Pistorius fa comodo, perché è una bella storia, ed era innocuo a livello di medaglie. Ma altri?

Muserskij. Chi cazz’è, vi chiederete? Uno dei centrali della nazionale di pallavolo russa, altezza 2,18 cm. Persi in finale i primi due set contro la nazionale brasiliana, l’allenatore lo ha messo schiacciatore, e lui ha sbaragliato il campo, schiacciando di tutto e di più. Per capirci, come se nella finale degli Europei sullo 0/2 a fine primo tempo, Prandelli avesse messo Barzagli centravanti, e quello avesse fatto 3 gol. Il tutto, giocando contro un immenso Brasile, che alla fine si è accartocciato su se stesso, nonostante la torcida, perdendo certezze per colpa di questo gigante immenso. Come la vittoria della Russia, che per una volta è stata la vittoria della fantasia.

Peralta. Terza scelta messicana della nazionale di calcio messicana, 28 anni suonati senza squilli in carriera, decide la finale olimpica con due gol contro i fenomeni brasiliani. E’ lui il Neymar olimpico.

Triathlon femminile. Gara bellissima, finita in volata al fotofinish dopo 2 ore di bici, nuoto e ciclismo. Se si fossero messe d’accordo, non ci sarebbero riuscite.

Yannick Agnel. Vince a sorpresa 200 stile e staffetta 4×100, conquistando anche un argento nella 4×200. 20 anni, insieme a Manadou vincitore dei 50 metri maschili, ha fatto della Francia una potenza nel nuoto. Di fatto, sostituendo noi e i tedeschi.

Phelps. Finiti gli aggettivi. Eterno l’unico rimasto. Le molte specialità nel nuoto cui ha partecipato in 3 edizioni gli danno la possibilità di rimanere imbattibile nei secoli dei secoli. Che in fondo sembra anche la sua maledizione.

Rossi&Campriani. Due facce pulite, due belle storie, due tiratori incredibili, e all’apparenza sempre sereni. Come l’americana Rhode, che 4 anni fa aveva perso l’oro a vantaggio dell’italiana Cainero, e per non sbagliarsi ha fatto 99/100, come la Rossi.

Murray&Williams. Altra storia folle quella dello scozzese che non ha mai vinto uno Slam in vita sua, e trionfa in casa a Wimbledon contro Federer. Deve essere stata l’aria olimpica. O Federer ci ha messo del suo? Serena ha demolito la Sharapova, e vinto il doppio con la sorella: cosa volere di più dalla vita?

Mellouli. Vince i 10 km di nuoto di fondo, dopo il bronzo nei 1500 mt nei 1500. Credo sia come partecipare a una corsa di ciclismo, e una di mountain bike, e arrivare sul podio in entrambe. Fenomeno (anche perché nel nuoto aveva un cinese imbattibile davanti).

Mo Farrah. Oro nei 5000 mt e 10.000 mt maschili. L’etiope naturalizzato inglese ha sbaragliato il campo, come non accadeva da anni, battendo i keniani e gli etiopi: ci voleva davvero solo un etiope per farlo…

Dream Team. Vince, ma non convince. Probabilmente perché nel mondo il livello si è alzato, rimane lontano a quel Dream Team di Barcellona 1992, anche se questo provava ad imitarlo con l’utilizzo di tutti i grandi campioni del momento. Poco da fare, quelli erano i più forti di sempre. E anche i più simpatici.

Rudic. 4 ori olimpici come allenatore di pallanuoto con 3 nazioni diverse. Monumentale.

Federica Pellegrini. Se ne è parlato troppo, e a sproposito: perché è famosa, carina, fa le foto da modella e cambia spesso fidanzati e allenatori. Rimane una grande campionessa in uno sport poco italiano, che si disputa ogni tanto: fosse stata un calciatore, ora sarebbe già in campo per la riscossa, e invece deve aspettare 4 anni. Così è molto più complicato, a meno che non sei la Idem.

Schwarzer. Il caso più eclatante di doping di questa edizione, anche perché l’unico escluso direttamente dalla Federazione del proprio Paese. Proprio oggi hanno tolto l’oro a una pesista bielorussa, 3 righe in cronaca; per Schwarzer una settimana di titoloni. E chissà quante altre medaglie verranno cancellate nei prossimo giorni, chi può saperlo. Mi viene da pensare ci sia qualcosa dietro, non so cosa, anche se la conferenza stampa dell’atleta è forse la cosa più commovente dei giochi. Rimane un qualcosa di non detto che turba: da lui, dalla federazione, dai suoi tecnici. C’è del marcio in Alto Adige…

Sandro Campagna. Ct della Pallanuoto, ha vinto il Mondiale l’anno scorso. Perde la finale con la Croazia, e mentre è lì che festeggia sul palco a Casa Italia gli viene da piangere parlando dei suoi ragazzi: impagabile.

Fontana&Cammarelle. Gareggiano in contemporanea l’ultimo giorno. Uno perde per il sellino l’ultimo giro, l’altro per i giudici. Due medaglie d’oro in tutto e per tutto, anche se il colore all’apparenza è diverso.

Igor Bovolenta. Argento nel 1996 ad Atalanta, bronzo qui 16 anni dopo a Londra, come Samuele Papi. Sarebbe una bella storia se non fosse morto sul campo 4 mesi fa, giocando a pallavolo, il suo sport. La sua maglietta entra sul podio con gli azzurri e tanto basta.

Ye Shiwen. Cinese, vince a 16 anni due ori nei misti, nuotando l’ultima frazione più veloce di Phelps. Il problema? Che è una donna…

Carmelo Placì. Allenatore ombra della nazionale bulgara di volley, dopo aver fatto il secondo in Russia. Parla solo in italiano nei time-out e spesso ride con i giocatori: uno dei tanti grandi allenatori che esportiamo nel mondo, certamente uno dei più sconosciuti.

Maurizio Felugo. Capitano della nazionale italiana di pallanuoto. Si è fatto tatuare sul polpaccio una poesia di Alda Merini. Eccola “Io lo conosco: ha riempito le mie notti con frastuoni orrendi, ha accarezzato le mie viscere, imbiancato i miei capelli per lo stupore. Mi ha resa giovane e vecchia a seconda delle stagioni, mi ha fatta fiorire e morire un’infinità di volte. Ma io so che mi ama. E ti dirò, anche se tu non ci credi, che si preannuncia sempre con una grande frescura in tutte le membra, come se tu ricominciassi a vivere e vedessi il mondo per la prima volta. E questa è la fede, e questo è lui, che ti cerca per ogni dove, anche quando tu ti nascondi per non farti vedere”. C’è tanto da scoprire fuori dal mondo del calcio…

@aletozzi

London calling – day 10

Giornata di imprese (la Rossi), di cazziatoni pesanti degli allenatori italiani (Berruto in diretta Rai che insulta i suoi accusandoli di giocare da soli, e Campagna) e dei dirigenti (il Presidente della scherma contro le donne della sciabola, subito uscite oggi); di squadre più forti che soffrono ma alla fine vincono; dell’Inghilterra del calcio che patisce in casa la sua Corea; di allenatori che vanno in Cina a vincere in specialità non tradizionali.

Jessica Rossi da Crevalcore nella finale di piattello è una macchina perfetta, che fa 99 su 100 e record del mondo, a 20 anni. Il primo piattello lo sbaglia a 10 colpi dalla fine, fra gli applausi della folla (mi viene in mente il grande Nils Liedholm quando disse che giocando col Milan sbagliò il primo passaggio a San Siro dopo 5 anni, e venne giù lo stadio dagli applausi) e la sua risposta è un sorriso. In uno sport così, indovinare in un’Olimpiade una prestazione di questo tipo sa di magia, pressappoco. Magia che stava per fare anche la Perilli, atleta sanmarinese, finita solo quarta dopo uno spareggio drammatico che la poteva issare anche al secondo posto, e che invece la relega medaglia di legno, per la rabbia di tutta San Marino, che non ha mai vinto medaglie olimpiche (a proposito, grazie alla Rai per il trattamento della sanmarinese, ignorata nemmeno avesse la peste).

Per continuare con le donne, e questa ad oggi è l’olimpiade delle donne, dopo 2 ore tiratissime la medaglia del triatlon femminile viene vinta per 5 cm, in un finale fantastico: 4 anni di sforzi in 5 centimetri, dopo 2 ore di una delle gare più dure dell’Olimpiade. Davvero c’è da pensare che nelle cose ci sia un destino. Serena Williams vince singolo e doppio, tritando in finale la Sharapova. La Cagnotto si qualifica in finale nel trampolino come seconda davanti ad una cinese,  è notizia a sei colonne per ora, fosse la finale le colonne sarebbero nove, forse anche dodici.

Nella 20 km di marcia, la Cina piazza tre atleti ventenni nei primi quattro. E l’allenatore è il nostro Sandro Damilano, cose assurde. Gara pazzesca, con il russo campione olimpico che sviene letteralmente al 17mo km, perdendo l’equilibrio come avesse preso un gancio invisibile e crollando sulle transenne, mentre il cinese al comando insieme a lui che impazzisce, e comincia a dare il 5 a tutti gli spettatori che gli si parano davanti, e ammiccare alle telecamere: davvero impensabile per un atleta cinese per come li immaginiamo.

Finisce il nuoto, con ennesima scorpacciata americana, e altro oro di Phelps, che saluta e se ne va: anche gli altri debbono pur vincere qualcosa. Il cinese nei 1500 batte di tre secondi il record mondiale, ma fa una  falsa partenza poi revocata per errore arbitrale che sarebbe stata una beffa assurda: la sua faccia in piscina da solo vale il prezzo del biglietto. Azzurri a zero medaglie, in compagnia della Germania. La buona notizia è che da oggi non si parlerà più della Pellegrini: grazie Fede, anche per questo.

Giornata che ha visto salire di livello gli sport di squadra: da oggi non si scherza più. La Lituania a 7 minuti dalla fine era avanti con gli Usa nella pallacanestro, quasi lesa maestà; poi un paio di numeri degli statunitensi hanno rimesso la gara in carreggiata. L’Italia era sotto di due set con l’Australia nel volley maschile, e poi ha vinto. Il Brasile è stato 2 volte sotto con l’Honduras, ed ha recuperato (anche grazie all’arbitro, e alla sorte), vincendo 3/2. Esce la Gran Bretagna del calcio ai rigori per mano della Corea del Sud: ad ognuno la sua Corea…Gran Bretagna che però nell’atletica vince tre ori in venti minuti, compreso quello dei 10.000 maschili, e saprà dimenticare lo smacco subito.

@aletozzi

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Carabinieri, esercito, finanzieri, aereonautici, fiamme gialle, fiamme rosse, fiamme blu: gli atleti italiani sono tutti militari, in senso ampio. Indistintamente, uomini e donne. A qualsiasi età: la Fiamingo della sciabola è guardia forestale a 21 anni, in una Regione dove la disoccupazione dei ventenni sarà del 98% . L’arma italiana in soccorso degli sport minori, tanto che andiamo fortissimo nelle discipline dove si combatte, meno nelle altre. L’arma forse in soccorso anche dell’occupazione: un posto nei carabinieri, per una fiorettista di livello, non si nega, anzi. E’ il prezzo da pagare per rimanere a certi livelli: chi altro ti pagherebbe per allenarti 4 anni, in sport senza sponsor e senza pubblico ?

Ricordo sempre dopo ogni Olimpiade i pianti dei due Abbagnale, che chiedevano a gran voce il posto in banca per mettersi a posto economicamente, e potersi allenare in tranquillità: non gli interessava diventare finanzieri, volevano proprio il posto in banca loro. Che sia la buona riuscita nello sport la risposta definitiva alla disoccupazione nel nostro Paese ?

@aletozzi