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La coppa Cobram

fantozzi

Solo il nome incute paura e terrore in ogni dipendente avverso all’attività fisica. Nessuno può tirarsi indietro senza rischiare la crocifissione in sala mensa. La gara ciclistica di fantozziana memoria è solo lo spunto di partenza per confronti che vanno ben oltre il significato della parola sport. La Coppa Cobram in questione è la famigerata partita di calcetto natalizia. Unico momento di scontro fisico legalmente riconosciuto all’interno dell’azienda. Quale miglior occasione per regolare conti e pendenze accumulate durante l’anno? Nessuna. Nonostante un’email perentoria inviata con largo anticipo (circa venti giorni fa) dal comitato organizzatore e la relativa entusiasta adesione della massa, falsa come un gol in fuorigioco, le defezioni cominciano ad arrivare in rapida successione. Il timore di un herpes oculare alla vista del responsabile markenting in mutande non è una cosa da sottovalutare.

Top five delle scuse:
“Non posso giocare perché il mio cane ha la pubalgia”.
“Purtroppo quella sera devo cantare nel coro della scuola di mio figlio. Ho la parte del solista. La mia presenza è determinante per il successo dello spettacolo”.
“Mi spiace, ma mio fratello, il cardiologo, mi ha misurato la pressione e mi ha detto che devo fare ulteriori accertamenti”.
“Scusate ma rischierei di rovinarmi la manicure”.
“Il dietologo mi ha detto che un eccessivo sforzo sportivo potrebbe alterare il mio metabolismo in maniera irreversibile”.

E potremmo continuare…

C’è anche chi in un eccesso di zelo si presenta al campo in anticipo. “Ragazzi, qui non c’è nessuno e fa un freddo becco”. Dall’altra parte della cornetta “Roby, sei un pirla, hai sbagliato giorno. La partita è lunedì prossimo”.

L’ultima settimana è uno stillicidio di defezioni. La credibilità dell’evento è messa a dura prova. Per quarantotto ore il rischio di vedere 10 estranei all’azienda in campo è stata più che una certezza. Tamponata l’emorragia e con qualche innesto dell’ultimo momento si riesce ad andare al campo da gioco con la certezza di aver raggiunto il numero di giocatori necessario per poter giocare. In prossimità dell’uscio arrivano le ultime raccomandazioni tattiche da parte dei “tecnici”, e per tutta risposta il mastino del commerciale ribatte: “Tranquilli, ho ancora negli occhi il gioco di Copacabana”. E io che pensavo gli fosse rimasto impresso altro…

La partita ricalca a grandi linee un tradizionale scapoli contro ammogliati. Il risultato altalenante mantiene viva la tensione. Nel dettaglio: il biondino del commerciale, un po’ fumoso, da ultimo arrivato non ha ben capito in che girone dantesco sia finito. Cerca di dare un’impronta alla partita ma il suo giovanile entusiasmo viene presto frenato dall’anarchia del gioco. L’uomo di Copacabana corre e randella come un fabbro di Donetsk altro che Rio de Janeiro. Il suo braccio destro, “Degno” compare con indosso una maglia nerazzurra persi 10 Kg ha perso anche forza e cattiveria. Dall’altra parte si fanno notare il grafico pelato, gran manovratore di palloni e di giocatori, non a caso ribattezzato “Lucianone” e il “PC manager”, cinquantasei primavere passate tra i pali. A vederlo in braghe corte sembra un Cristo gotico, gli daresti cinque euro per farlo rivestire. Invece si immola con ogni parte del corpo pur di salvare il risultato. Il successo finale dei creativi sui ragionieri per 7 a 5 porta in calce la sua firma.

@lg.fiore

Diamo a Cesare almeno qualcosa

Due parole su Claudio Prandelli dopo questo Europeo bisogna spenderle.

Non è entrato nel breve elenco di CT azzurri che hanno vinto Mondiali o Europei: Pozzo, Valcareggi, Bearzot e Lippi. Ha eguagliato Sacchi e Zoff, anche loro arrivati in finale al primo tentativo (Sacchi poi continuò, senza risultati; Zoff si dimise per una frase di Berlusconi sulla mancata marcatura di Zidane, che non aveva toccato palla, in finale: come se Monti l’altra sera l’avesse cazziato in diretta tv per non aver messo Giovinco).

Compirà 55 anni ad Agosto. Possiamo dire sia non più un giovanotto, considerando che in serie A più vecchi di lui ne troviamo 4: Zeman, Ventura, Sannino (per 3 mesi) e Guidolin.
Molta gavetta nella sua carriera, partendo dall’Atalanta, dove aveva finito come calciatore, dopo parecchi anni di panchina alla Juve. Lecce, Verona, Venezia (un esonero di Zamparini non si nega a nessuno) poi il salto col Parma, dove fa molto bene, lanciando Adriano nel grande calcio. Un mese alla Roma del post-Capello, lasciata per la malattia della moglie, poi sbarca a Firenze, dove rimane 5 anni, con ottimi risultati. Approda alla Nazionale del post Mondiale sudafricano, il peggiore della nostra storia, chiuso senza vittorie, nonostante un girone facilissimo. Non trova grandi fuoriclasse, tranne nei rispettivi ruoli Buffon, Pirlo e De Rossi. Attorno comprimari, anche di qualità come Marchisio, Chiellini, Barzagli: il blocco Juventus, specialmente dopo lo scudetto del 2012, la fa da padrone. In attacco vengono meno Gilardino (il suo pupillo), Giuseppe Rossi, Pazzini, Borriello, con Cassano in dubbio fino all’ultimo per un problema al cuore. Cassano che Lippi aveva tenuto fuori nei suoi 2 Mondiali. Alla fine se lo porta, e si porta anche Balotelli, con diversi problemi durante l’annata, fregandosene del codice etico (codice che non applica nemmeno nei confronti della nuova fidanzata, che ha il piercing al naso). Quindici giorni prima dell’Europeo scoppia anche Calciopoli 2, la vendetta. Mauri era rimasto fuori dalle ultime scelte, ma Criscito è implicato, e così Bonucci. Lascia a casa solo il primo. Una volta partiti, scoppia anche la grana delle scommesse di Buffon. Girone non facile, lo passiamo grazie al mancato biscotto fra Spagna e Croazia (sono certo che in quel momento gli spagnoli si mangiarono le mani). Buona partita contro l’Inghilterra, vinta ai rigori, ottima contro la Germania, battuta in maniera più ampia di quanto non dica il 2/1 finale. In finale ci trita la Spagna di Del Bosque, che ha solo 7 anni più di lui, ma sembra suo nonno, e che ha ottenuto la doppietta personale Mondiale-Europeo, mai accaduta a nessuno in carriera. La sua idea di gioco è il 4-4-2 di qualità, nel senso che pretende che tutti partecipino alla manovra, terzini compresi. Si porta nella spedizione anche Maggio e Balzaretti, suoi ex giocatori, che aveva lasciato partire.

Da allenatore, ad oggi, ha vinto solo un Torneo di Viareggio nel 1993 con l’Atalanta, la squadra di Morfeo e Tacchinardi. Poi un campionato di B con il Verona, e niente più. La finale dell’Europeo non è un trofeo, ma è comunque il risultato più importante ottenuto in carriera, senza dubbio. Ha detto che rimarrà, la sfida dei Mondiali brasiliani è troppo ghiotta per essere persa. Forza Cesare. Ti aspettiamo a Rio.

@aletozzi